Iceman Raikkonen scalda i motori: «Vincerò subito»

«Il Cavallino era il mio sogno. Arrivo per crescere, ma non mi preoccupo: ho già sostituito un campione del mondo come Hakkinen»

Paolo Brusorio

nostro inviato Monza

Le sei righe del comunicato Ferrari e la faccia di Kimi Raikkonen. Emozioni? Zero a zero. Al finlandese non piace quel soprannome che gli hanno affibbiato, Iceman, ma ieri ha fatto ben poco per scrollarselo di dosso. D'accordo, prendere la parola dopo che Schumacher ha annunciato il ritiro è come cantare sul palco dopo gli U2, però, insomma, nemmeno un rigo di tensione e di gioia. In conferenza stampa sorride solo quando Michael gli sussurra nell'orecchio, nessuno sa cosa si dicono ma deve far ridere visto che Kimi si scioglie per una frazione di secondo.
Diventare pilota Ferrari non capita a tutti. Lui, il finlandese di Espoo, dopo l'ha presa così: «Sono felice di unirmi a un team che ha questa storia, però ora devo pensare alla McLaren, ci sono ancora tre gran premi da correre».
Un altro comunicato. No, è lui che parla. «La scelta era solo tra McLaren o Ferrari - come a dire che l'opzione Renault era solo virtuale -. Ho deciso di venire alla Ferrari per molte ragioni, dopo cinque anni nello stesso team avevo bisogno di un cambiamento, volevo crescere».
Fatica sprecata chiedergli quando ha scelto la Rossa («l'ho fatto e basta», sarà poi Montezemolo a raccontare che Kimi era praticamente sotto contratto da un anno), e allora: ha firmato per tre anni, guadagnerà più o meno venti milioni di euro all'anno, la metà di sua maestà Schumi. Ma l'eredità non gli pesa affatto. Almeno a parole. «Non dimenticate che ho già sostituito un campione del mondo come Hakkinen alla McLaren e che pensavo io stesso di vincere il titolo quest'anno. Quindi non sono preoccupato, la Ferrari è un bel posto dove andare». Progetti non ne fa, ma è chiaro che da queste parti non si arriva per caso. Così quando gli chiedono in quanti anni pensa di poter vincere il mondiale, il ragazzo che da piccolo inventava i gran premi nelle foreste finlandesi guidando come un pazzo tra le piante, fa, se possibile, la faccia ancora più seria. «Sapete quanto sono esigente con me stesso, voglio vincere da subito. Ci proverò dall'anno prossimo».
E questo sarebbe quanto. Se non fosse che stimolato e, chissà, vezzeggiato dalla tv del suo Paese, Iceman Raikkonen si scioglie come farebbe chiunque avesse il pallino dei motori e da piccolo si fosse immaginato con il sedere sopra un motore da oltre settecento cavalli. «Ho sempre sognato che un giorno sarei diventato un pilota della Ferrari. E non c'era momento migliore della mia carriera per coronare questa sogno».
Allora un rivolo di sangue c'è in quelle vene. Tre gran premi e lo sapremo, ieri forse era troppo presto, troppo fuori luogo, troppo tutto, sbilanciarsi nelle dichiarazioni d'amore.
Un problema che non ha nemmeno sfiorato Felipe Massa, la seconda guida Ferrari che ha prolungato di un anno il contratto. C'è da capirlo: triste per l'addio di Schumacher («lascia un vuoto in tanta gente, mi ha insegnato molto, e non c'era momento migliore per farlo») è consapevole che senza un peso simile davanti, forse il suo futuro avrà un colore diverso. «Questa è la vita. Stewart, Piquet... Sono in tanti ad aver lasciato. Io sono contento di essermi dimostrato competitivo, l'anno prossimo saremo una squadra molto giovane e comunque Michael ci starà sempre vicino». Appunto, vicino. Non davanti.

Anche se stipendio (il suo è circa tre milioni di euro) e pedigree (un gran premio vinto contro i nove di Raikkonen) qualche sospetto su chi l'anno prossimo sarà il numero uno in casa Ferrari lo fanno venire. E, così a occhio, non depongono a favore del piccolo pilota brasiliano.

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