Pechino - Ha iniziato a piangere nell’animo quando Igor ha afferrato la sbarra in quel modo un po’ così. Allora gli occhi sono diventati lucidi, perché anche l’ultima possibilità di medaglia era svanita. Allora ha atteso che il suo ragazzo finisse e allargasse le braccione muscolose a dire «ho sbagliato, stavolta l’errore c’è, peccato». A quel punto Maurizio Allievi, l’allenatore di Igor Cassina e dei nostri signori degli anelli, è corso negli spogliatoi. Non sapeva, pover’uomo, che c’era uno stormo selvaggio di telecamere e taccuini e registratori. Si è fermato spossato davanti alla transenna, in segno di resa ha sorriso e provato a dire due parole, ma non ce l’ha fatta.
Le lacrime dell’animo sono diventate un pianto a dirotto. «Igor ha sbagliato, nella sbarra può succedere, o la va o la spacca, ha mollato un attimo troppo presto, ma la verità è che ho ancora dentro il dolore per la medaglia degli anelli, quella l’hanno davvero portata via a Coppolino... Oggi è stata dura mantenere la calma, l’ho dovuto fare perché avevo ancora un ginnasta in gara». E giù a piangere. Disperatamente.
Meno male che questa è gente schietta, meno male che Igor viene da Meda, Brianza testarda e laboriosa, che non ha tempo per recriminare o inscenare processi. «Oh, che vi posso dire – spiegherà con lo stesso identico tono e lo stesso sguardo sereno di quando ad Atene vinse l’oro –, ho fatto il possibile, ho voluto osare forse troppo ed è andata così. A metà esercizio sono arrivato su una verticale ma a quel punto avevo troppo slancio per cui non sono riuscito a fermarmi come avrei voluto e sono ridisceso dalla parte sbagliata. In pratica ho perso due decimi di punto. Senza quell’errore sarei stato a medaglia».
Argento? Forse bronzo? Vietato sognare l’oro, soprattutto dopo lo spettacolo offerto anche ieri dai giudici di uno sport tanto bello quanto incredibilmente in mano alle tempeste ormonali delle toghe sportive. Per cui gradino più alto del podio al solito cinese, per la cronaca e la gloria trattasi di Kai Zou, punti 16.200; e argento all’incacchiatissimo americano Jonathan Horton, punti 16.175. «Sono stati bravi entrambi - butterà acqua sul fuoco Igor -, ma forse l’esercizio di Jonathan era più spettacolare». Complimenti per lo stile, però mezzo stadio in fibrillazione dopo il voto dato al cinese racconta qualcosa di diverso. Infine, bronzo al tedesco Hambuechen (15.875) davanti a Igor (15.675).
Ma si diceva del nostro. Grazie alla franchezza del brianzolo, stavolta non bisogna cimentarsi nello sport preferito di questi tempi olimpici: ovvero, il gioco del complotto parasportivo ai nostri danni. Il ragazzone ha sbagliato, l’ha ammesso e proprio a scuoterlo per benino, quasi a costringerlo, fa capire che magari sarebbe stato da bronzo, «visto che un errore ha fatto lui e un errore ha commesso il tedesco Hambuechen» dirà Allievi dopo essersi ripreso.
«Per cui, signori, che si fa?» domanderà poco dopo Cassina come a far capire che per lui «la finale e questo quarto posto sono già una vittoria, perché sono riuscito a dimostrare che Igor Cassina c’è ancora e magari ci sarà anche avanti, a Londra 2012? Chissà, forse sì... Comunque è ovvio, so di essermela giocata, per cui sono soddisfatto, ma resta la delusione di non essere andato a medaglia. Col senno di poi mi rendo conto che la spedizione azzurra della ginnastica era partita con molte ambizioni da podio: c’ero io, Vanessa, c’erano i due ragazzi degli anelli. Lo confesso, quando ho compreso che ero rimasto l’unico a salvare la patria della ginnastica qui a Pechino, ho avvertito un certo carico di tensione sulle spalle.
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