"Illumino le città perché è di notte che mostrano il loro vero volto"

Susanna Antico: "Al buio emergono i dettagli. Di giorno lo sguardo li deve andare a cercare"

"Illumino le città perché è di notte che mostrano il loro vero volto"

Susanna Antico, architetto e lighting designer è specializzata nel creare un'identità notturna sostenibile per l'ambiente urbano. Ha sviluppato lighting master plan e svariati progetti di illuminazione urbana, che le sono valsi premi e citazioni su riviste. Domani sarà ospite della tavola rotonda organizzata dal primo «International lighting Forum» di Euroluce (padiglione 2). Ci spiega come la luce può cambiare uno spazio?

«L'aspetto che mi ha sempre attirato è il fatto che le città vengono sempre progettate per essere vissute di giorno, e mai di notte con il buio. Con l'avvento dell'auto e della luce elettrica si pone il problema dell'illuminazione notturna delle città, che vengono deformate dalla luce artificiale: la luce dei lampioni, per esempio, spezza a metà gli edifici. Se di giorno vedo tutti i dettagli, di notte devo scorrere il buio».

Si spieghi meglio

«Mentre di giorno, essendo tutto illuminato, è lo sguardo che deve andare a cercare i dettagli di interesse, quando è buio emerge solo ciò che è illuminato, lo sguardo viene direzionato dalla luce. Ci sono elementi, come la vetrina di un negozio, che di giorno non sono rilevanti ma che lo diventano con il buio. In sostanza ciò che non viene illuminato di notte sparisce e, così anche l'identità di una città».

In che senso?

«Se sono a Parigi e la Tour Eiffel non è illuminata non percepisco di essere a Parigi, così se sono a Rio e il Cristo rimane al buio. Vengo chiamata soprattutto dalle pubbliche amministrazioni e all'estero perché l'attenzione alla valorizzazione del paesaggio notturno e il fatto che la città sia attrattiva di notte non è molto considerato in Italia».

Quale è il suo progetto del cuore in Italia, se c'è?

«Ho appena vinto una gara con il gruppo Restart per l'illuminazone dei palazzi del percorso arabo normanno dell'Unesco a Palermo: passeremo da un'illuminazione piatta a una rilettura della struttura architettonica degli edifici per evidenziarne le colonne, la cupola e il tamburo. Io non invento nulla: guardo l'edificio che mi dice cosa fare. Studieremo un'illuminazione diversa che restituisce tridimensionalità ai palazzi per farli emergere come un'opera d'arte dal buio».

Per quanto riguarda il colore delle luce?

«Questi edifici sono di pietra calcarea di colore arancio - giallino che con la luce bianca calda funziona abbastanza bene. Per la cupola, invece, di colore verdino useremo una luce neutra per accentuarne il colore. Bisogna stare attenti a usare il colore delle luci per gli edifici storici, perchè la si rischia di appiattire e cancellare le particolarità dell'architettura. La luce è come un vestito».

Si ricorderà il Castello Sforzesco di Milano una decina di anni fa illuminato di viola e verde....

«Sì, si trattava di un'illuminazione a radenza eccessiva che metteva in risalto i difetti del vecchio muro con effetto eccessivamentee drammatico, quasi caricaturale».

Diverso è il caso delle illuminazioni Natalizie.

«Certo, per esempio, abbiamo illuminato a festa per Natale la meravigliosa cattedrale di Anversa, in stile Gotico bramantino. Così la tecnica del video mappig, con cui si proiettano sulle facciate degli edifici delle immagini, è molto usata nei festival di luce. In tutti i casi in cui è possibile si illumina leggermente l'edificio anche dall'interno per creare un effetto più naturale. Si pensi a un treno di notte, con le sue finestrine illuminate, è molto più poetico che di giorno».

Spesso si confonde l'illuminazione notturna con quella decorativa.

«Il fatto che spesso si scelga la lampada senza pensare alla funzione che si svolge in quel luogo spiega bene la differenza: l'illuminazione guida lo sguardo quindi una buona illuminazione dovrebbe fare vedere gli spazi e non le infrastrutture. O armonizzarsi con il ritmo dello spazio: nei corridoi degli aeroporti capita spesso che le fonti luminose non corrispondano ai pilastri, che pure dettano un ritmo».

L'illuminazione notturna è spesso legata a un tema di sicurezza.

«Meglio parlare di percezione della sicurezza: mi sento sicuro negli spazi di cui posso vedere i confini e il viso delle persone. Se, al contrario, ho tanta illuminazione dall'alto e a terra, ma non vedo i confini dello spazio in cui mi trovo, mi terrorizzo. Se il sentiero di un parco è illuminato e c'è troppo contrasto con il buio circostante, io non vedo chi mi viene incontro e mi sento insicuro. Bisogna ragionare in termini di controllo visivo dello spazio».

Abbiamo parlato di come la luce incida sulla vivibilità e sulla qualità degli ambienti, ma la luce ha anche il potere di incidere sul benessere delle persone, come?

«Intanto si può ragionare sull'illuminazione dei luoghi di lavoro che non godono di un'illuminazione diurna: spazi molto grandi con piccole finestre, spazi senza finestre, sotterranei...esistono sistemi di illuminazione artificiale che imitano lo spettro di luce naturale, cambiando durante il giorno. L'essere umano ha bisogno di cambiare luce come avviene con il sole».

Che effetto hanno i diversi tipi di luce sulle persone?

«Una luce bianca, neutra ha un

effetto energetico, stimola il movimento, la reattività, così una luce più calda stimola il sonno. Una luce a bassa intensità e molto gialla come quella del fuoco induce benessere e rilassamento, richiamando la caverna».

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