Gli imprenditori snobbano il convegno sui porti

Gli imprenditori snobbano il convegno sui porti

Vito de Ceglia

«Contship Italia ritorna a Genova». Cecilia Eckelmann Battistello sceglie il convegno sul «Futuro dei porti liguri», organizzato ieri dall'associazione culturale «Il Circolo» di Marcello Dell'Utri, per annunciare ufficialmente «l'apertura del nuovo quartier generale a partire dal primo luglio». È una decisione, quella di Contship Italia, che conferma la volontà del primo gruppo terminalista italiano, di proprietà del colosso tedesco Eurokai-Eurogate, ad investire sul capoluogo ligure.
«Scommettiamo su Genova», dichiara l'amministratore delegato del gruppo. Una notizia accolta con soddisfazione dal presidente dell'Autorità portuale Giovanni Novi e dalla folta platea di tecnici e di politici presenti al convegno. Singolare il fatto che nessun esponente del mondo portuale genovese sia intervenuto all'incontro, esclusa la famiglia Messina. «È un peccato - osserva con rammarico il senatore Luigi Grillo - perché l'evento è stato organizzato senza alcun fine politico, come dimostrano le presenze di Fabrizio Palenzona, esponente della Margherita, e di Maurizio Longo, segretario nazionale della Fita-Cna e vicino ai Democatici di Sinistra».
Chiusa la polemica, non può passare inosservata la sfida (l'ennesima) lanciata al concessionario del porto di Voltri, Psa-Sinport, da Cecilia Battistello. Che, sfoggiando la sua tradizionale ironia, afferma: «I nostri rapporti con Psa? Sono sempre stati ottimi, ci conosciamo da una vita, dal 1982. Oggi, lo sono anche più di prima». Addirittura? La Battistello ride. La sua è solo una provocazione, perché subito dopo parte lancia in resta: «Nel caso in cui il sesto modulo venisse assegnato a Psa dal Comitato portuale, noi sicuramente faremo ricorso. Perché loro non possono pensare che quell'area sia di loro diritto». Non solo. L'a.d. di Contship Italia ritorna anche a parlare della Spezia. E lo fa senza peli sulla lingua: «Se i dragaggi non partiranno, il porto verrà drasticamente ridimensionato. E non è escluso anche un nostro progressivo disimpegno, come è accaduto con la cessione di alcune gru al porto di Durban. Non dico che ne venderemo altre, è ancora presto per deciderlo. Ma è scontato che manderemo delle persone a casa, circa un centinaio, perché La Spezia è ferma da cinque anni».
I dragaggi spezzini sono solo uno dei problemi che il sistema portuale ligure deve affrontare. Ecco, allora, che si ritorna a puntare il dito sulle tangibili criticità infrastrutturali della Regione. Soprattutto ora che è in arrivo, come prevedono gli analisti di settore, un vero e proprio boom di esportazioni entro i prossimi cinque anni dalla Cina e dall'India verso il Mediterraneo. «Una concorrenza temibile per il commercio, ma anche una grande opportunità per i nostri porti», osserva il presidente della commissione Trasporti del Senato, Luigi Grillo. «Nel 2010 54 milioni di contenitori raggiungeranno il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez - spiega -: Genova, Savona e La Spezia dovranno essere la loro destinazione naturale, mentre oggi le merci proseguono dirigendosi principalmente verso Rotterdam ed Amburgo, che hanno già varato grandi progetti infrastrutturali. Quindi, occorre riportare il baricentro dei traffici nel Mediterraneo, fronteggiando al tempo stesso la concorrenza dei porti spagnoli e francesi, che, a loro volta, hanno obiettivi di miglioramento, soprattutto infrastrutturali».
Le questioni da affrontare subito, secondo il senatore Grillo, sono «il nodo autostradale di Genova, il Terzo valico, il raddoppio della ferrovia Genova-Ventimiglia, la Pontremolese e il dragaggio del porto spezzino». E qui finisce sotto accusa la Regione Liguria, il cui «attendismo rischierebbe di far perdere i finanziamenti già pronti per il nodo autostradale e di ritardare o bloccare il Terzo valico».
Ma a tenere banco è anche la riforma dei porti italiani. «A dieci anni dall'ultima legge, si impone una rivisitazione della norma», ammette il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Mario Tassone. Una dichiarazione, questa, che si aggiunge alle perplessità del senatore Grillo, che, poco prima, aveva segnalato gli ostacoli incontrati in Commissione a causa del mutato atteggiamento assunto dall'opposizione dopo le elezioni regionali. «I colleghi del centro-sinistra all'inizio hanno mostrato interesse al problema, ma ora dicono che non sono disponibili ad approvare la riforma dei porti durante questa legislatura».
«La 84/94 è stata una buona legge - aggiunge Tassone -: ha dato i suoi frutti e ha contribuito al grande rilancio dei porti e del sistema della portualità italiana. Ora, però, bisogna trovare il modo di rivisitarla anche a fronte dei segnali estremamente positivi che vengono dalla mobilità via mare». «Se non è possibile accordarsi sull'intero provvedimento - sostiene il vice ministro dei Trasporti - si dia un'opzione rispetto agli aspetti fondamentali che accompagnano il processo di rilancio del settore.

Ho quindi invitato il Parlamento, visto che i tempi sono stretti, a scegliere i 5 o 6 articoli fondamentali sui quali c'è convergenza e a varare la legge». Fra i punti più importanti, Tassone ha indicato, oltre all'aspetto del lavoro portuale, la natura dell'Autorità portuale, la sua composizione e la nomina del presidente.

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