Inchiesta P3, altri magistrati nel mirino del Csm Lunedì sarà sentito Marra: disposta l'audizione

Lunedì prossimo il Csm sentirà in audizione il presidente della Corte d’Appello di Milano rimasto coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Ribadi che Marra non può restare a capo dell’ufficio perché non  svolge "la giurisdizione in modo imparziale"

Inchiesta P3, altri magistrati nel mirino del Csm 
Lunedì sarà sentito Marra: disposta l'audizione

Roma - E' ufficiale: lunedì prossimo, alle 11, la Prima commissione del Csm sentirà in audizione Alfonso Marra, il presidente della Corte d’Appello di Milano rimasto coinvolto nell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Assistito da un difensore, Marra lunedì sarà chiamato a spiegare ai consiglieri del Csm il suo comportamento. Ma, salvo imprevisti, la sua audizione sarà l’ultimo atto dell’istruttoria condotta dagli attuali componenti dell’organo di autogoverno delle toghe, i quali poi passeranno il testimone ai successori che si insediano a fine mese. Non si limita comunque a Marra, ma riguarda anche altri magistrati citati nell’inchiesta sulla P3 l'attività della prima commissione del Csm.

Il voto della commissione Nella seduta di oggi della commissione hanno votato a favore dell’avvio dell’iter per il trasferimento d’ufficio del magistrato la presidente di commissione Fiorella Pilato, i consiglieri Mauro Volpi (Unicost), Mario Fresa (Movimenti) e Antonio Patrono (MI). Il togato di Unicost Giuseppe Maria Berruti, invece, ha preferito non partecipare al voto e assicura che lunedì non sarà presente. Berruti, infatti, è stato uno dei principali avversari della nomina di Marra. Infine, il consigliere laico di centrodestra Gianfranco Anedda, ha abbandonato l’aula in segno di protesta, ma prima ha fatto mettere a verbale che il suo voto sarebbe stato contrario alla richiesta di trasferimento per incompatibilità ambientale a carico di Marra.

La rimozione di Marra Nel documento proposto dalla presidente Pilato che è relatrice sul "caso", che è stato quindi approvato con 4 voti a favore e uno contrario, si ribadisce che Marra non può restare a capo dell’ufficio milanese perché, dagli atti dell’inchiesta sulla cosiddetta P3 e da una intervista rilasciata a Il Fatto, si registrano "comportamenti non colposi" da parte del magistrato ma che "determinano l’impossibilità di svolgere a Milano la giurisdizione in modo imparziale e indipendente". Per la nomina a presidente della Corte d’appello di Milano, secondo l’accusa, Marra avrebbe chiesto e ottenuto "da alcuni personaggi membri della cosiddetta P3 di attivarsi anche presso il Csm". Una volta nominato, stando alla cronaca, queste persone avrebbero chiesto al giudice di "attivarsi a sua volta sul ricorso presentato dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni" per l’esclusione della sua lista alle regionali dello scorso marzo. "Il fatto che Marra li abbia messi alla porta significa comunque che ha perso prestigio e ha dimostrato incapacità nel gestire l’attività dell’ufficio sotto il profilo dell’immagine".

I compiti del nuovo plenum Quasi certamente toccherà al nuovo plenum esprimersi su un eventuale trasferimento d’ufficio di Marra da Milano. I tempi tecnici non consentono di chiudere il "caso" in pochi giorni. Dopo l’audizione del presidente della Corte d’appello milanese, la Commissione - è l’ipotesi più ottimistica che circola a Palazzo dei Marescialli - potrebbe avere già a disposizione tutti gli elementi per decidere di chiudere l’istruttoria, preparandosi così a proporre al plenum il trasferimento d’ufficio: in questo caso viene disposto il deposito degli atti e, da quel momento, il magistrato sott’accusa ha 20 giorni di tempo per prenderne visione e presentare eventuali istanze difensive e contromemorie. Soltanto una volta che si è conclusa questa ulteriore fase, la Prima Commissione avanza la proposta che dovrà poi essere discussa e decisa dall’assemblea del Csm.

Gli altri magistrati nel mirino Caso Marra a parte, la Commissione ha acceso i suoi riflettori anche su altri magistrati tirati in ballo da Pasquale Lombardi, uno degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Stralci del suo interrogatorio di garanzia sono finiti sui giornali, ma i consiglieri di Palazzo dei Marescialli hanno deciso comunque di chiedere ai magistrati romani di poter acquisire il documento per verificare se esistono i presupposti per intervenire anche a carico di altre toghe, fatta esclusione per quelle che attualmente sono fuori ruolo, come nel caso del capo degli 007 del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller: stando alle indiscrezioni, Lombardi avrebbe fatto riferimento a richieste di appoggio al Csm per nomine ai vertici degli uffici giudiziari che gli sarebbero state avanzate da cinque magistrati.

I nomi caldi Sicuramente è stato deciso di focalizzare l’ attenzione sul presidente della corte di Appello di Salerno, Umberto Marconi, in merito all’attività di dossieraggio ai danni dell’ attuale presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro; sul sostituto procuratore generale di Milano Gaetano Santamaria Amato (ex componente del Csm tra il ’90 e il ’94), e sul procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato, a proposito delle intercettazioni delle conversioni di Lombardi; sui procuratori Giovanni Francesco Izzo (Nocera Inferiore) e Paolo Albano (Isernia) di cui Lombardi, in alcune intercettazioni, parla con componenti del Csm per favorire la loro nomina.

Non rientrano, invece, nelle competenze della prima commissione le posizioni dell’ avvocato generale della Cassazione Antonio Martone, che ha chiesto di andare in pensione, e del capo degli Ispettori Arcibaldo Miller, magistrato fuori ruolo. 

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