Inglesi più forti, ma non più bravi E' la grande sfida delle panchine

Da domani ottavi di Champions con la triplice sfida incrociata tra Italia e Inghilterra. Mourinho sfida Ferguson, Spalletti con l'Arsenal per sfatare il tabù inglese, Hiddink aspetta Ranieri

Inglesi più forti, ma non più bravi 
E' la grande sfida delle panchine

Capello e Mourinho dovrebbero darci ottimismo. In attesa che le squadre nostre confermino l’impressione. Domani comincia la campagna d’Inghilterra del calcio italiano. Anche se la logica dice che potrebbe trattarsi di una campagna d’Italia per le inglesi. Ma tra lo sprecare qualunquismi sulla perfida Albione, che finora ha battuto il calcio nostro più di quanto ne sia stata battuta, ed altri sull’eterna idea che il pallone è rotondo e queste partite durano 180 minuti, meglio affidarsi alla seconda ipotesi. Il calcio non è scienza esatta, ottimismo suvvia! Portiamo un po’ di sole italiano in quel cielo d’Oltremanica perennemente grigio, ideale per le depressioni.
Il football inglese oggi, per il vero, è in alta pressione. È il nostro che non si solleva dalla mediocrità. Loro hanno il Pallone d’oro, noi qualche vecchia gloria (Totti e Del Piero tanto per citare). Loro sono stati protagonisti delle ultime annate di Champions (tre nelle prime quattro negli ultimi due anni, Liverpool e Chelsea nel 2004-05), noi salvati solo dal Milan. Loro hanno speso tanto per comprare giocatori. Le nostre società meno e non sempre ci hanno azzeccato.
Ma come dimenticare Capello e Mourinho? Il primo è diventato ct inglese ed ha dimostrato la bontà dei tecnici italiani che sanno valorizzare tattica e giocatori. Il secondo è venuto in Italia a miracol mostrare, ma ha dovuto sfangarsela, imparentarsi con stellone ed altro, per dimostrare che l’Inter è forte (lo era anche l’anno passato) e lui bravo a ribattere colpo su colpo alle nostre squadre. Insomma Mourinho ha dovuto studiare e sudare, perché il calcio inglese era molto più facile da gestire e dominare. Molto più semplice trovare le contromisure. Molto più monotono nella tattica.

Da qui l’ottimismo. Gli inglesi possono essere più forti, non più bravi. Stavolta conterà davvero la sfida delle panchine. Anche Ranieri conosce il Chelsea e il suo calcio.

Viste classifica e partite, il Manchester è la squadra più forte del gruppo, ma Mourinho è alla guida della squadra più forte in Italia e, davanti a Ferguson, ha sempre rimediato buone figure con una squadra inglese, ma anche con il Porto. Potrebbe andargli bene anche con una italiana. Appunto per le ragioni di cui sopra. Aggiungete che i problemi del Manchester (una difesa da rimodellare a causa degli infortuni) daranno una mano all’Inter. Il Chelsea ha giocatori di qualità, ma non sta benissimo. Come la Juve. L’Arsenal ha troppe assenze. Rischio che corre pure la Roma. Tutto sta a capire chi se la passa meglio nelle difficoltà. Il calcio italiano è sempre andato fiero di una sua qualità: più ha paura, più se la cava. Vero che oggi è troppo contaminato dagli stranieri, c’è poco del nostro retroterra cultural-calcistico. Fors’anche per tal ragione l’internazionale nerazzurra spesso ha fallito. Ma Roma e Juve hanno ancora un’anima profondamente italiana. Dunque c’è da sperare. Oggi, per Roma e Juve, è molto più facile ottenere risultato in due partite secche, piuttosto che in una competizione lunga. Per l’Inter tutto è davvero nelle mani e nelle capacità psicologiche di Mourinho.


Nel rapporto con il calcio inglese solo la Juve è in attivo (leggi alla voce successi), ma nelle finali di Champions siamo alla pari. Queste non sono finali, ma una almeno ne ha la faccia. Impossibile immaginare un cappotto da una o dall’altra parte. Però meglio coprirsi bene. Non serve convincere, basta solo vincere. O magari non perdere.

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