Fumata grigia. Il Cda di Snai Spa, riunitosi ieri, si è limitato a prendere atto dellofferta giunta da due fondi internazionali di «private equity» (Bridgepoint e Axa) intenzionati a entrare nel business principale dellazienda toscana. Vale a dire le scommesse sportive e ippiche. Lofferta, del valore di 600-650 milioni, punta ad acquisire il ramo dazienda, scorporarlo dal resto delle attività e conferirlo in una newco capitalizzata per due terzi da Bridgepoint e per un terzo da Axa. In un secondo tempo si procederebbe al ristyling della Spa in cui i vecchi azionisti deterrebbero il 40% delle quote contro il 60% dei fondi. Fuori dalloperazione resterebbero gli ippodromi di San Siro e Montecatini oltre alla quota nelle Capannelle di Roma. Il Cda di Snai, dopo una prima fase interlocutoria, ha confermato le indiscrezioni relative alla proposta di Bridgepoint e Axa in una nota che dice: «Il board ha ritenuto l'offerta meritevole di ulteriore esame e ha dato incarico ai propri consulenti di valutarla». Ieri le prime considerazioni.
Si tratterebbe duna svolta epocale, chiediamo a Maurizio Ughi, presidente di Snai Spa...
«Lo sarebbe se la trattativa andasse in porto. Al momento non è così. Il consiglio damministrazione sè limitato a considerare la congruità e la serietà dellofferta. In un prossimo futuro approfondirà la discussione».
Qual è la situazione del mercato?
«Fin troppo conflittuale. Ma spero che, grazie alla definitiva approvazione della legge comunitaria 2008, si arrivi a unarmonizzazione fra diritto comunitario e normative nazionali. Quel giorno nessun tribunale potrà avanzare ancora dubbi o perplessità sulla compatibilità delle nostre norme, approvate dalla Commissione Europea, con il diritto comunitario».
A questo punto cosa dovrebbe accadere?
«Che Aams rafforzi lopera di vigilanza in un mercato dove i concessionari in regola con gli adempimenti di legge e gli obblighi di natura fiscale sono costretti a convivere con quanti fanno attività di raccolta sul territorio senza licenza, senza imposte, senza costi di avviamento. Una concorrenza impari».
In pochi mesi i concessionari hanno investito 2 miliardi di euro per rispondere al mercato che sinnova di continuo...
«È il massimo che si poteva fare. E di questo dobbiamo dire grazie alle banche che hanno creduto nel nostro lavoro e nelle prospettive del settore.
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