Parkinson, torna a camminare dopo 30 anni grazie a impianto spinale

Grazie a un innovativo sistema di neuroprotesi un paziente francese di 62 anni affetto da Parkinson è tornato a camminare: ecco come funziona il dispositivo e quali sono i vantaggi di questo impianto

Parkinson, torna a camminare dopo 30 anni grazie a impianto spinale
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È riuscito a stare in piedi dopo 30 anni grazie a un avveniristico impianto di neuroprotesi che gli ha consentito di tornare a camminare dopo che il morbo di Parkinson lo aveva colpito già da giovane quando aveva soltanto 32 anni. Adesso il signor Marc Gauthier da Bordeaux, 62 anni, deve ringraziare il team dell'Ospedale Universitario di Losanna (Chuv) che grazie a un campo di elettrodi posizionato contro il midollo spinale è riuscito ad alzarsi dalla sua sedia a rotelle.

Come funziona il dispositivo

Grazie alla combinazione di un generatore di impulsi elettrici sotto la pelle dell'addome, il dispositivo stimola il midollo spinale che riesce ad attivare i muscoli delle gambe. "Mi ha cambiato la vita perché ora sono indipendente", ha dichirato Gauthier alla Reuters, accanto ai suoi medici del Chuv. "Posso uscire di casa, sbrigare commissioni. Vado anche a piedi". Il prof. Grégoire Courtine, uno dei medici che ha guidato il progetto, ha spiegato che gli impulsi elettrici inviati al midollo spinale di Gauthier gli hanno permesso di camminare come avrebbe fatto senza la malattia. "Crediamo fermamente che molte persone potrebbero trarre beneficio da questa terapia", ha detto Courtine, professore di neuroscienze presso il Politecnico federale di Losanna (Epfl), l'Università di Losanna e il Chuv.

Come verrà utilizzato

Lo studio e i risultati appena sono stati pubblicati sulla rivista Nature Medicine suggeriscono che la tecnologia possa essere utilizzata in maniera più ampia nei pazienti con Parkinson avanzato, per la maggior parte dei quali esistono importanti problemi motori. Dave Marver, amministratore delegato di Onward Medical che ha progettato l'impianto, ha fatto sapere che anche se questo nuovo dispositivo è simile ai defibrillatori impiantabili e ai dispositivi utilizzati per la gestione del dolore, è unico per il modo in cui riesce ad aiutare il midollo spinale in maniera specifica e flessibile: "Per il sistema sanitario sembrerà familiare ma offrirà una terapia che oggi non esiste", ha sottolineato.

Il prossimo anno sono previsti nuovi test clinici su sei pazienti già in lista d'attesa per utilizzare il nuovo impianto. "Con questa terapia le persone acquisiranno maggiore sicurezza e potranno uscire da casa, avere migliori interazioni sociali e fare più cose, si tratta di un enorme vantaggio nelle loro attività quotidiane e nella qualità della vita", ha spiegato il prof. Jocelyne Bloch, il neurochirurgo che ha effettuato l'intervento.

I vantaggi della neuroprotesi

"Abbiamo sviluppato una neuroprotesi operante a circuito chiuso che prende di mira le zone di ingresso della radice dorsale che innervano i segmenti lombosacrali per riprodurre la naturale attivazione spaziotemporale del midollo spinale lombosacrale durante la deambulazione", hanno spiegato i ricercatori.

La neuroprotesi non solo ha alleviato i deficit locomotori ma è anche riuscita a ripristinare la deambulazione nel paziente scoprendo che riusciva anche a interagire sinergicamente "con la stimolazione cerebrale profonda del nucleo subtalamico e con le terapie sostitutive dopaminergiche per alleviare l’asimmetria e promuovere passi più lunghi, migliorare l’equilibrio e ridurre la rigidità dell’andatura".

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