Parkinson, ecco alcuni sintomi in grado di "prevedere" la malattia

Si può fare molto per diagnosticare il morbo di Parkinson prima della sua comparsa: ecco i campanelli d'allarme e un nuovo metodo per scovare forme aggressive con alcune analisi del sangue

Parkinson, ecco alcuni sintomi in grado di "prevedere" la malattia
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Conoscere in anticipo il nemico e "aggredirlo" prima della sua completa manifestazione per limitarne i danni è una delle sfide più importanti per combattere il morbo di Parkinson per il quale, ad oggi, non c'è ancora una cura definitiva. Come abbiamo visto su ilGiornale.it, l'ultima frontiera è data da esami specifici alla retina degli occhi in grado di anticipare, anche di alcuni anni, l'eventuale predisposizione a questa malattia. Esistono, però, altri segnali più tangibili che suonano come campanelli d'allarme, ecco quali.

Bradicinesia e camptocormia

Oltre al classico tremore quando si è a riposo, un segnale che potrebbe affacciarsi questa malattia è la bradicinesia: come spiegano gli esperti di Humanitas, si tratta di un "rallentamento dei movimenti volontari, ad esempio camminare, che diventano difficilmente controllabili". A questa problematica si associa anche un'andatura sempre più curva e piegata in avanti chiamata camptocormia, conosciuta anche come sindrome della colonna vertebrale piegata.

I segnali legati a scrittura e sonno

Molti non sanno, però, che alcuni sintomi possono "predire" la malattia con un netto anticipo rispetto a quanto descritto finora. Un altro campanello d'allarme riguarda ad esempio la propria calligrafia, in particolare se vi è una riduzione dei caratteri di scrittura: come ricorda il Corriere, tra i primi studiosi ad accorgersi di questa problematica è stato Jean Martin Charcot, neurologo francese. Alcuni segnali sono legati al sonno notturno: la maggior parte dei pazienti che soffrirà di Parkinson soffre di Rem sleep behavior disorder (Rbd), ossia il disturbo della fase Rem notturna che interessa soprattutto gli uomini tra 40 e 70 annu che sognano aggressioni nei loro confronti e si difendono sferrando pugni e calci.

"Secondo vari studi, dal 25 all’80% di chi presenta Rbd si ammalerà di Parkinson entro 5-15 anni e ciò rende tale sintomo un importante predittore di malattia", ha dichiarato al quotidiano il prof. Giuseppe Plazzi, docente all’Università di Bologna e presidente dell’European Narcolepsy Network. Durante le ore di riposo notturno può comparire anche la sindrome delle gambe senza riposo con movimenti difficilmente controllabili che si presentano anche 4-5 anni prima. "Se studi su più ampie popolazioni dovessero confermarlo, anche questo sintomo potrà considerarsi un importante predittore", ha sottolineato l'esperto.

Gusto, olfatto e stipsi

Due sintomi che sono stati d'attualità negli anni della pandemia Covid-19 sono legati al gusto e l'olfatto: nel primo caso si tratta di alcuni disturbi che possono comparire nel 50% dei casi anche 4 anni prima mentre, nel 29% dei casi, si possono avere problematiche al gusto a causa di una produzione eccessiva di saliva chiamata scialorrea parkinsoniana. Non è finita qui perché un futuro ammalato su due presenta problemi di stipsi, ossia difficoltà dell'espletamento della funzione intestinale. Infine, uno dei segnali principali è il freezing, letteralmente "congelamento", con cui le persone hanno la sensazione di avere i piedi "incollati" al suolo. "Se provi congelamento, potresti improvvisamente non essere in grado di andare avanti per diversi secondi o minuti", spiegano gli esperti. Purtroppo, le cause di questa problematica non sono ancora note e può peggiorare nei pazienti ansiosi e stressati. "Il congelamento può verificarsi anche se non si riceve il farmaco in tempo, si dimentica una dose o si soffre di grave stitichezza".

I segnali dal sangue

È notizia delle ultime ore la messa a punto di un esame del sangue in grado di rilevare la malattia di Parkinson e diagnosticarla prima che il danno al sistema nervoso si aggravi: lo studio è della Duke Health ed è stato appena pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. "Attualmente la malattia di Parkinson viene diagnosticata in gran parte sulla base dei sintomi clinici, dopo che si è già verificato un danno neurologico significativo", ha dichiarato Laurie Sanders, docente nei dipartimenti di Neurologia e Patologia della Duke School of Medicine, membro del Duke Center for Neurodegeneration and Neurotherapeutics e autrice dello studio. "Un semplice esame del sangue ci permetterebbe di diagnosticare prima la malattia e di iniziare prima le terapie.

Inoltre, una diagnosi chiara identificherebbe con precisione i pazienti che potrebbero partecipare a studi farmacologici, portando allo sviluppo di trattamenti migliori e potenzialmente anche di cure", ha sottolineato Sanders. Nel caso specifico, si è visto che il Dna dei mitocondri possono subire dei danni che suonano come campanelli d'allarme per le forme più aggressive del Parkinson.

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