da Roma
Il consiglio d'amministrazione dell'Inps non era informato della «determinazione» con cui la direzione generale aveva deciso di riconoscere ai sindacalisti «in distacco» il pagamento da parte dell'Ente dello stipendio pieno, comprensivo di indennità di incarico e premi di produttività. Lha letta sulle pagine del Giornale. Così nella prima riunione dopo la pausa estiva il cda ha chiesto al direttore generale una relazione, che dovrà essere presentata entro mercoledì (quando si riunirà nuovamente il vertice dell'Istituto). Di fatto, ha bloccato la decisione firmata dal direttore generale e pienamente operativa dal 31 luglio. Il provvedimento, ora stoppato, garantirebbe ai sindacalisti anche la possibilità di avanzare nella carriera.
La «determina» - come si dice in gergo burocratico - del direttore generale riguarda i sindacalisti «in distacco», cioè quei dipendenti dellIstituto che pur non dedicando un minuto alle pratiche d'ufficio ma lavorando a tempo pieno per i sindacati sono pagati dall'Ente di previdenza. Stabilisce che se al momento del distacco erano capi ufficio, dirigenti vanno retribuiti come tali, anche se ovviamente non svolgono più quella mansione. Inoltre, se durante il «distacco» vincono un concorso interno hanno diritto allo scatto di carriera, ovviamente con gli arretrati. Non solo. L'ufficio legale dell'Inps nel suo parere ha suggerito che ai rappresentanti dei lavoratori vanno pagate anche tutte le voci del cosiddetto stipendio accessorio, dai buoni pasto ai premi di produzione. Unica differenza con i dipendenti che restano al loro posto di lavoro, non hanno diritto agli straordinari.
Caso tuttaltro che chiuso.
pierangelo.maurizio@alice.it
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