Insulti e minacce al giornalista Freccero nel mirino del cda Rai

«Stronzo fascista». «Culattone». «Coglione». «Cretino». «Vi porto i forconi sotto il giornale». Non sono certamente begli epiteti, soprattutto se pronunciati da un direttore di rete nei confronti di un giornalista. Il direttore in questione è Carlo Freccero (nella foto), responsabile di Rai4, rete-gioiellino del digitale terrestre della tv di Stato, uomo geniale ma alquanto fumantino, per non dire molto incazzoso. Freccero si è infuriato con Francesco Borgonovo, giornalista del quotidiano Libero, reo di aver criticato la serie Fisica o chimica (dove si vedono scene di nudi e di sesso, relazioni tra studenti e professori), di averla giudicata non adattata al pubblico delle prime ore del mattino e di non aver saputo «contestualizzarla» dato che non va in onda su Raiuno, ma su una rete particolare che i bambini non guardano o non dovrebbero guardare. Comunque, dopo l’articolo, in Rai hanno chiesto di spostare la serie in seconda serata. Il fatto è che il giornalista di Libero ha registrato la terribile conversazione telefonica avvenuta tra i due l’indomani della pubblicazione dell’articolo e l’ha messa on line sul sito e pubblicata nera su bianco sul giornale. Apriti cielo. In Rai si sono infuriati. Anche perché Freccero (da sempre schieratissimo contro il Vaticano), in un crescendo di crisi nervosa, ha insultato anche il proprio direttore generale Lorenza Lei, «colpevole» di aver dato retta al giudizio del giornalista, definendola «amica dei cardinali pedofili».
La questione è arrivata ieri sul tavolo del Cda. Il consigliere Giovanna Bianchi Clerici ha sollevato la questione: «Non è possibile che un dirigente insulti un giornalista e i vertici dell’azienda in questo modo. È una telefonata pazzesca, è inaccettabile che succeda una cosa del genere in Rai». Il direttore generale si è riservata di convocare il dirigente per fornire chiarimenti. Il consigliere Verro ha ribadito che la Lei si è impegnata a prendere provvedimenti.
Freccero, dal canto suo, si dice tranquillo. «Quella telefona non esiste - ci dice - non ha alcun valore giuridico (non è stata registrata da un pubblico ufficiale). Per me la Bianchi Clerici e Verro possono dire quel che pare loro, non sono punibile, è come se qualcuno mi avesse letto nel pensiero, non ha valore. Anzi, sono io che dovrei fare causa alla Rai perché sono da anni demansionato».
In Cda ieri si sono affrontate altre due questioni delicate. La prima: il consiglio ha approvato l’ordine del giorno proposto dal consigliere Rodolfo De Laurentiis finalizzato ad una riorganizzazione delle direzioni di Raiuno, due, tre in vista del passaggio della responsabilità di tutto il settore intrattenimento alla nuova struttura diretta da Giancarlo Leone. Insomma, dei primi passi verso la sostituzione di Mauro Mazza, direttore del primo canale, dopo le grandi polemiche per il caso Sanremo: sempre che questo tentativo sia mai possibile, dato che il cda è in scadenza (a fine marzo) e tutte le decisioni dovrebbero passare al prossimo cda, a meno di eventuali proroghe dell’attuale.

Infine è stato approvato il piano fiction che si era arenato sulla questione della fiction Nero Wolfe proposta dalla società di Luca Barbareschi e giudicata inaccettabile per gli alti costi dato che la prima serie non è neanche mai andata in onda: è stata cancellata.

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