Intel e Yahoo fanno lo sgambetto alle Borse

Meno sicuro l’aumento degli investimenti tecnologici delle aziende

da Milano

Tira l’aria gelida del ribasso sulle Borse internazionali. Ai prezzi del petrolio in continua ascesa, allo scandalo finanziario che sta piegando il mercato azionario giapponese come una scatola di latta, si sono miscelate ieri le deludenti trimestrali di due pesi massimi di Wall Street come Intel e Yahoo!, rese note martedì a listini Usa chiusi. Cifre sotto le stime, tanto inattese quanto capaci di alimentare i timori di un rallentamento della crescita economica 2006 e di scatenare dunque, fin dall’inizio della mattinata in Europa, forti vendite soprattutto sui titoli tecnologici. Tra i più colpiti, Stm (meno 1,9% a Milano, meno 1,85% a Francoforte), Infineon (meno 1,75%) e Alcatel (meno 1,46%). A fine giornata, tuttavia, il bilancio complessivo non è stato drammatico. Neppure per il Nasdaq (meno 1%), nonostante il crollo di Intel (meno 11,45%) e Yahoo! (meno 12,3%), mentre il Dow Jones ha contenuto il ribasso allo 0,38% e quelli degli indici europei hanno oscillato tra lo 0,5 e l’1% (Milano è scesa dello 0,77%).
Le correzioni intervenute sul finale in Europa e a metà seduta a New York hanno probabilmente «ripulito» gli indici dall’iniziale emotività. Ma il problema di fondo resta. Capire cioè se i risultati inferiori alle attese tra ottobre e dicembre 2005 del leader mondiale dei microprocessori (che ha dovuto incassare anche il taglio del rating da parte di Citigroup e Ubs) e della regina di Internet siano un primo campanello d’allarme e un pessimo assaggio dell’appena inaugurata stagione delle trimestrali. «La preoccupazione per quanto riguarda Intel - ha spiegato Steve Neimeth, gestore di Aug SunAmerica - nasce dal fatto che la Borsa si aspetta un incremento degli investimenti aziendali tale da compensare la potenziale debolezza dei consumi a sostegno della crescita del Pil». Il rendiconto del gruppo californiano, che ha comunque realizzato 2,5 miliardi di dollari di utili rispetto ai 2,1 miliardi dello stesso periodo del 2004, offre questa chiave di lettura: nelle due Americhe le vendite sono state stagnanti e debole è stata la domanda per i chip destinati ai computer da tavolo. Un’analisi che sembra però in parte contraddetta dalla brillante performance di Ibm, che nello stesso periodo ha visto gli utili crescere del 13% grazie alle vendite di grandi sistemi alle aziende.
La Federal Reserve, inoltre, continua a mandare messaggi rassicuranti sulla tenuta dell’economia. Lo ha fatto anche ieri sera con la diffusione dell’ultimo Beige Book, in cui si ricorda che tra la fine di novembre e dicembre dello scorso anno la crescita è proseguita, in presenza di un ulteriore miglioramento della situazione occupazionale e di una dinamica salariale contenuta. Le Borse, inoltre, dovrebbero essere rassicurate dalla diminuzione dell’inflazione (meno 0,1% in dicembre).

Pur se la recente risalita dei prezzi del greggio, salito ieri oltre quota 67 dollari il barile, rischia di appesantire il prossimo dato sui prezzi al consumo, lo stop al processo di rialzo dei tassi Usa sembra ancora più vicino. Le probabilità di un giro di vite in marzo sono infatti scese ieri sotto il 50%. Una percentuale che le Borse non possono ignorare.

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