Intendime: l'innovazione sociale made in Cagliari che tutti possono sentire

Nasce una start up: un'esigenza personale diventa un'utilità sociale

Riccardo, Alessandra, Giorgia, Antonio
Riccardo, Alessandra, Giorgia, Antonio

Intendime, racconta la CEO Alessandra Farris, è un nome nato in un bar a pranzo. Un connubio perfetto tra il sardo “intendimi”, ‘ascolta’, e il “me”, che internazionalizza l’idea di innovazione sociale made in Cagliari. Il sistema tecnologico, che a breve sarà in commercio, notifica i suoni e i rumori a coloro che hanno problemi di udito.

Alessandra, Giorgia, Riccardo, Antonio sono i soci della start up che intende essere una soluzione a un’esigenza reale. Nel team non poteva mancare Leonardo, sordo dalla nascita, esperto ingegnere elettronico e primo tester della tecnologia di Intendime. Secondo il business plan del team, sarà sufficiente applicare delle placche sulle sorgenti sonore in casa, ufficio o albergo, che il non udente voglia rilevare, e verranno inviate le notifiche su device mobile o su un braccialetto elettronico che si illuminerà all’occorrenza specificando la fonte del rumore. E’ un’innovazione di utilità sociale e sicurezza personale.

«Tutto è stata una sorpresa», è il refrain di Alessandra mentre racconta la strada percorsa fino ad oggi. Le competizioni, i viaggi a New York e Bangkok, i pitch, i business model. Non è la storia di quattro grandi amici ma di un team, creatosi nel 2014 in occasione del Contamination lab dell’Università di Cagliari. Alessandra era appena tornata dal Canada con il marito e in cerca di un nuovo impiego. Tutti, senza conoscersi tra loro e poco più che trentenni, partecipano al Contamination lab per mettersi alla prova. Nella fase di brainstorming, in cui i componenti devono scegliere che idea presentare, Alessandra spiazza e convince tutti: i suoi genitori sono entrambi sordi e, da figlia, avrebbe il desiderio di poter essere loro di aiuto, rendendo possibile un’impossibilità. Se qualcuno bussa alla porta di casa o se il telefono fisso squilla, anche il non udente se ne possa rendere conto.

«Eravamo perfetti sconosciuti con competenze differenti. Siamo stati scelti tra i finalisti e abbiamo vinto. I miei genitori all’inizio non avevano capito che cosa e perché mi stessi impegnando così tanto. Mi dicevano che dovevo cercare un lavoro. Poi mio padre è venuto alla finale del Contamination lab e si è commosso».

Dal settembre 2014 si sono susseguite trasferte all’estero, due borse di studio, le prime vittorie per diversi incubatori, bandi come TIM #WCAMP e Impact hub. «Ci siamo concessi, in un anno e mezzo di lavoro, solo due giorni di sosta. Ognuno di noi fa quel che può e come può. Da luglio 2015 ci siamo trasferiti a Roma, poi una parte del team a Milano fino a novembre. Poi di nuovo in Sardegna». Sono i vincitori della Start cup Sardegna che a dicembre 2015 apre a Intendime le porte del Pni, Premio Nazionale Innovazione. I ragazzi rappresentano l’università di Cagliari alla competizione con tutte le università italiane. Il team vince nella categoria ICT. Mentre erano al Pni, Alessandra e gli altri inviano l’application per la Global Social Venture Competition-Romano Rancilio Award. Intendime vince a pari merito con un’altra start up il Romano Rancilio Award. In palio, oltre a un contributo monetario, l’accesso ai Global finals a Bangkok. Dopo un mese volano in Thailandia: su 17 start up in corsa, due team erano italiani. La sfida era con laureati di Harvard e Barkley o giovani cresciuti a Singapore, in Cina, Thailandia, America ma anche Francia, Austria e Inghilterra. «Quest’esperienza ci ha dato moltissimi input, diversi da quelli ricevuti in Italia, su cui lavorare. La giuria era internazionale. Siamo tornati più grintosi, non abbiamo vinto ma abbiamo imparato molto».

Non è una strada facile portare avanti una start up. L’ipotesi iniziale continua a modificarsi, il business plan è rivoluzionato una volta a settimana. «Ci diamo delle scadenze che vanno rispettate. Spesso, però, ti scontri con la realtà e ci vuole più tempo del previsto. Passando per un crowfunding o meno, decisione che deve essere ancora presa, entro la fine dell’anno la nostra tecnologia sarà sul mercato. Stiamo seguendo il criterio della semplicità perché più immediatezza significa più comodità e utilità. Stiamo lavorando anche sul brevetto».

A breve il team inizierà il test con gli utenti. C’è già la waiting list.

«Vogliamo cominciare a testare il sistema con chi lo userà effettivamente per scoprire cosa non abbiamo ancora pensato. Con chi ha problemi di udito vedremo maggiormente come cambiare. Sono certa che nasceranno nuove idee. Non vediamo l’ora di scoprire che cosa si inventeranno gli utenti. In primis i miei genitori».

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