Un intenso Lo Cascio cerca di uscire dalla «Tana»

Giovanni Antonucci

L'opera di Kafka continua a coinvolgere i teatranti di tutto il mondo e anche l'Italia partecipa a questa drammatizzazione dei racconti e romanzi di questo scrittore che ha segnato una svolta nel panorama della letteratura del Novecento. Luigi Lo Cascio, attore fra i più interessanti della nuova generazione, è stato attratto da un racconto di Kafka, La tana, che appartiene all'ultima parte della sua attività e che ha proposto al Teatro Valle di Roma con il titolo Nella tana. Titolo appropriato perché lo spettacolo che ha creato, adattando anche il testo, è claustrofobico per gli spettatori come per il protagonista. Un personaggio esemplare del mondo espressivo del grande scrittore, un uomo prigioniero di se stesso e della propria condizione. C'è nel testo kafkiano tutta la disperazione esistenziale dell'uomo moderno, le sue domande senza risposta, la sua soggezione a una realtà che appare priva di senso, dove è impossibile cercare una via d'uscita, magari un solo segno di Dio. Tutto ciò avviene, nonostante non manchi un anelito religioso, ma esso è come vanificato dal nichilismo che mina l'uomo del Novecento.

Questo racconto così inquietante ha trovato in Lo Cascio, regista e attore, un interprete sensibile in grado di trasmettere ai suoi spettatori, chiusi come lui nella tana, l'angoscia esistenziale, il male di vivere, la disperazione, ma anche la consapevolezza del mistero che è proprio della vita umana.

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