Lo Specialone oggi prenderà possesso della cattedra, pardon della panchina, dell’Inter. Il tipo promette fuochi d’artificio, ideale per una squadra incontrastata regina dell’accademia degli inquieti. José Mourinho promette di essere più geniale di Moratti, più esplicativo di Ernesto Paolillo, che non si nega mai al bon ton oratorio, più affascinante, suvvia solo in materia di mercato, di Marco Branca, più determinato di uno squadrone di parà, più intrigante di una Sharon Stone, più arrogante di un Mobutu, più presuntuoso di Miss universo, calcisticamente più evoluto del primo Sacchi, tecnicamente più ricco di Marcello Lippi, uno che dice «sei un fallito» a chi non vince niente, conduttore ideale per il campionato, non altrettanto per la Champions avendo perso due volte l’occasione con il Chelsea, dopo aver vinto con il Porto. Ed infatti l’Inter lo ha preso per vincere la Champions, sennò anche Mourinho si sentirà dare del fallito.
Ieri la società nerazzurra ha finalmente annunciato sul sito il suo ingaggio: tre stagioni, dice l’ufficialità, a 9 milioni di euro netti all’anno, dice il mercato. Le solite lungaggini, tipiche del club che mediamente impiega dalle 24 alle 50 ore per comunicare una decisione, devono aver impedito di confermare l’assunzione subito dopo aver silurato Mancini. Sorrideranno quelli di The Sun, il giornale popolare inglese, che il 22 settembre annunciò un contatto fra Moratti e Mourinho, appena messo a riposo da Abramovich. Sono passati otto mesi e mezzo e da oggi Josè «Special One» lavorerà a tempo pieno e, alla luce del sole, alla corte di Moratti. Anzi, c’è di più. L’Inter, dopo la bufera della settimana scorsa e dopo un comunicato non certo all’altezza della riconosciuta amabilità di Moratti, ha ritrovato tracce del Dna suo, e del presidente, ringraziando Mancini, lo staff e ricordando i successi ottenuti dal tecnico così malamente messo alla porta.
Ieri l’ex allenatore era al mare, a Montecarlo e dintorni: i ringraziamenti gli hanno strappato un sorriso (tutto da interpretare) e forse gli hanno annunciato l’inizio di un riavvicinamento per trovare accordo sulla liquidazione. In tal senso dovrebbero essere interpretate anche le parole dell’Amministratore delegato Paolillo, che ha definito Mancini: «Un grande professionista e un grande allenatore», facendo così grattare il capo per lo sconcerto a chi aveva, invece, letto nel comunicato di licenziamento toni meno concilianti e tutt’altra idea. Ma il calcio spesso segue le leggi del calciomercato: quel che dici oggi, può non essere valido domani.
Ma, ormai, Mancini è il passato. Stamattina il futuro irromperà nella quiete di Appiano Gentile. Mourinho – atterrato ieri alle 22.45 all’aeroporto di Linate, con tre valigie al seguito, come un normale turista – terrà conferenza stampa e conoscerà il suo vice allenatore, scelto dalla società: sarà Beppe Baresi, un cognome, una garanzia. Autenticazione di serietà e attaccamento ai colori. Baresi ha sempre lavorato con le squadre giovanili, sia da allenatore, sia da responsabile alla scrivania, ha appena passato il mezzo secolo di vita (quindi ha cinque anni più del tecnico), conosce l’umiltà e l’intransigenza, i segreti di uno spogliatoio e il rapportarsi con le stelle, foss’anche un allenatore. «Ho avuto una grossa opportunità, sarà un’esperienza per crescere ancora di più, dovrò lavorare con grande entusiasmo», ha detto, aspettando di toccare con mano prima di valutare. Il tecnico portoghese si porterà tre uomini: Rui Farias, il preparatore atletico, Silvino, allenatore dei portieri, e Andrei Villas Boas, l’uomo delegato agli aspetti tattici. Per medico ed altre componenti avrà tempo di mettere in pratica i suoi sistemi. Poi ci sarà il mercato. Paolillo ha spiegato che l’Inter farà «un piccolo mercato: acquisti, pochi ma buoni».
Strano, Mourinho è abituato a lavorare in grande. Una volta disse: «Dopo Dio, c’è il sottoscritto». Ora, magari, ci sarà posto anche per Moratti. Ma solo se continuerà a mantenere le promesse: a suon di milioni e giocatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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