Milano - Javier Zanetti probabilmente metterà in cornice la foto del suo gol: il primo quest’anno, magari vale una stagione. L’Inter ha fatto tilt, ma il capitano no. Ha rimesso in piedi una squadra che non sapeva più a chi aggrapparsi per evitare la sconfitta che avrebbe avuto sapor più amaro. La Roma ci ha provato. Quasi c’è riuscita, come nell’aprile di un anno fa. Corsi e ricorsi. Corse e rincorse. Partita ricca di mille storie, Inter ancora in dieci, ma stavolta per l’infortunio di Maxwell. Roma che ha perso l’ultimo treno, dopo aver acchiappato l’attimo fuggente. Stavolta l’Inter e Mancini dovranno recitare il mea culpa. Lo stellone contrario ha fatto il resto. Ma non basta a spiegare lo stato di tilt, soprattutto in attacco.
Mancini stavolta doveva essere a corto di fantasia ed ha presentato l’Inter riveduta e corretta negli uomini, ma con la stessa idea di gioco presentata a Roma: un solo attaccante di ruolo, Stankovic e Figo a far da spalla a Crespo. Se ne sarebbe pentito presto. Fuori Materazzi e dentro la coppia che potrebbe giocare contro il Liverpool. Meglio ripensarci, il gol di Totti è una croce sulla credibilità di Chivu, ma pure su quella di Burdisso che stava andando per margherite. Vero che l’Inter ha cominciato a rullare con gran movimento dal centrocampo in avanti e la Roma con un velato attendismo. Ma vero anche che la squadra di Mancini è caduta da pollastra nel gioco dei romanisti. In più, lo stellone ha subito segnalato vento contrario quando la più spettacolare delle azioni nerazzurre si è vista respinta dal palo l’idea-gol: splendido traversone di Vieira, straordinaria semirovesciata di Crespo, palo, poi palla lungo linea e fuori. Crespo con le mani nei capelli ed aveva ragione.
Dopo i primi venti minuti calcisticamente intonati, l’Inter ha cominciato a sentirsi meno solida. Figo troppo altalenante: quando calciava pareva un giocatore di rugby. Stankovic presto fantasma ed infatti ha giocato solo un tempo. Crespo sconsolatamente solo finchè Mancini non gli ha affiancato Suazo. La Roma ha capito e provveduto. Rosetti, troppo spesso inginocchiato davanti a Totti, nel primo tempo non ha mai tirato fuori il cartellino giallo, pur avendone l’occasione (leggi Totti e De Rossi). L’Inter sembrava una squadra senza leader a centrocampo, nonostante la migliorata produzione di Vieira. La Roma una banda di assaltatori capaci di sfruttare ogni buco, ogni esitazione avversaria.
A quel punto Mancini ha rivoltato la squadra e dalla punta unica è passato alle tre punte: non tanto sintomo di confusione mentale, quanto di emergenza totale per acchiappare un gol. Suazo e Crespo sono stati affiancati da Balotelli. Ma lo stellone ha tirato un altro sgambetto. Maxwell si è aggiunto alla schiera dei barellati: perso fors’anche per la coppa e Inter nuovamente in dieci (esaurite le sostituzioni) per l’ennesima volta nella stagione. Duro tener botta: la Roma ha rischiato il raddoppio con Aquilani. Julio Cesar e Burdisso hanno mostrato piedi d’oro nei salvataggi. Mexes si è fatto espellere, per doppia ammonizione, a sei minuti dalla fine. L’Inter ha preso forza e coraggio. Crespo è stato nuovamente straordinario nel cercare il gol di testa, ma Doni implacabile nella deviazione.
Però c’era qualcosa nell’aria e, quando Zanetti ha messo piede sulla palla, è stato un lampo e un trattenere di sospiro. Finchè il pallone non è entrato. A quel punto San Siro e la sua gente si sono sentiti liberati. Forse da una maledizione, certo dalla paura di un revival.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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