Lobiettivo ufficiale è «proteggere i giovani da contenuti web pericolosi», pornografia in testa. La realtà è che il nuovo annuncio del governo cinese, che ha chiesto ai produttori di Pc di tutto il mondo di inserire nei computer in vendita sul suolo di Pechino un software che impedisca l'accesso ai siti web vietati, è destinato a stringere la morsa su internet. Dopo il blocco di diversi siti durante i giorni immediatamente precedenti all'anniversario di Piazza Tienanmen, da dietro la Grande Muraglia hanno rilanciato, e già da luglio la nuova misura dovrebbe essere attiva, per quanto non sia ancora stata annunciata ai cittadini ma solo ai produttori.
Il mondo del business, come già successo in passato, ha deciso di cercare di salvare il proprio accesso all'immenso mercato cinese e sta studiando quali siano le posizioni possibili per soddisfare i desiderata del governo di Pechino senza scontentare eccessivamente gli utenti e senza mettere in pericolo la stabilità dei sistemi. Hewlett-Packard, che col suo 13,7 per cento è la principale compagnia straniera del mercato dei computer in Cina, ha già dichiarato di essere in contatto col governo per trovare il modo migliore per affrontare la questione e che rispetti le limitazioni imposte soddisfando anche le esigenze dei consumatori. Il piano di Pechino prevede che sui personal computer sia installato un filtro, sviluppato dalla Jinhui computer system engineering (un'azienda che secondo il «Wall Street Journal» ha legami con i ministeri della Sicurezza e degli Affari Militari), che colleghi ogni terminale al database dei siti «vietati». Va da sé che se una tale soluzione fosse adottata, il governo potrebbe facilmente, soltanto inserendo il sito nella lista, bloccare l'accesso a tutti istantaneamente.
In campo, è già scesa l'ambasciata statunitense a Pechino, che tramite una portavoce ha detto di studiare la nuova legge con attenzione, per capirne l'impatto e per fermare ogni tentativo di restringere la libera circolazione delle informazioni.
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