La gran giostra del privilegio ci rovinerà

In Italia tutti cercano di far prevalere il loro piccolo potere di blocco e di ricatto

Nel corso degli anni in Italia il potere statale si è diluito e frantumato in innumerevoli potentati quasi autonomi che spesso mirano solo ad accrescere il proprio potere e a fare i propri interessi. Danno questa impressione il Senato, la Camera, i partiti che li costituiscono, il governo nazionale, le amministrazioni delle regioni speciali e non speciali, le province, i comuni, poi la magistratura nelle sue diverse forme, la Banca d'Italia, le Autorità, i sindacati, i gruppi di pressione, gli enti inutili. Tutti hanno privilegi da conservare, interessi da difendere, denaro da chiedere, e sebbene tutti invochino drastiche riforme, nessuno accetta di rinunciare a qualcosa di cio che ha già.

Il processo di indebolimento e frantumazione dello Stato è avvenuto soprattutto negli ultimi decenni a partire dal 1969 quando è aumentato enormemente il potere sindacale. Poi è cresciuto il potere della magistratura all'epoca di Mani pulite, quando ha processato una intera classe politica. Nel periodo successivo, sotto la pressione della Lega alleata di Forza Italia ma anche con l'apporto della sinistra, sono aumentati i poteri degli enti locali, in particolare con la modifica del titolo quinto della Costituzione. Infine, col venire meno della solidità e della compattezza dei partiti maggiori, si è indebolito anche il governo, affidato a fragili coalizioni. È successo col governo Monti ed ora con quello Letta.

I tremila emendamenti fatti sulla legge di Stabilità sono solo il simbolo di un Paese anarchico in cui, in realtà, gli emendamenti reali realizzati negli uffici dei ministeri romani e poi a livello delle amministrazioni locali e coi ricorsi, i processi, le eccezioni saranno enormemente di più, perché ciascuno affermerà il suo piccolo potere di blocco, di prelievo e di ricatto. La realtà del nostro Paese è un potere melmoso che è cresciuto con cedimenti, concessioni, con una concezione malata della democrazia.

Un potere melmoso da cui non usciremo senza una riforma costituzionale che lo spazzi via, facendo votare direttamente dai cittadini un presidente del Consiglio e un governo capace di dare ordini a cui nessuno si può sottrarre.

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