Gianni Cuperlo si è dimesso da presidente del Pd. Si è sentito offeso da Renzi che lunedì gli ha sbattuto in faccia una verità scomoda: lui, Cuperlo, paladino di un sistema elettorale che preveda le preferenze, alle ultime elezioni si era fatto mettere nel listino bloccato del Pd, una rosa di nomi decisi da Bersani (allora segretario) che avrebbe evitato la pericolosa e faticosa conta delle primarie. Insomma, un raccomandato che punta il dito contro i raccomandati. Dietro quella faccia da bravo ragazzo, Cuperlo nasconde tutto il peggio della vecchia sinistra: doppiopesismo, doppia morale (una per sé, un'altra per gli avversari), odio profondo per Berlusconi. Fu in prima linea, Cuperlo, a battersi per la decadenza dal Senato del Cavaliere, impegnandosi affinché la legge Severino venisse applicata in modo retroattivo e quindi illegale. «Giornata limpida per la democrazia», commentò con spocchia il giorno del voto. E ancora: «Abbiamo applicato un principio di legalità, è l'epilogo di una brutta stagione». Epilogo un corno, caro Cuperlo. Berlusconi è in sella più che mai e Cuperlo è fuori come meritano i furbetti moralisti beccati con le mani nella marmellata. L'altro ieri lo ha smascherato Renzi, ieri la Corte europea di Strasburgo, che ha dato un bello schiaffone ai soloni alla Cuperlo: sostenere che la legge Severino non è applicabile in modo retroattivo - scrivono i giudici europei - è una tesi ricevibile. Tanto che ha accolto il ricorso presentato da un candidato alle Regionali del Molise escluso in modo analogo a quanto successo a Berlusconi.
La Corte quindi entrerà nel merito, il che apre più di una speranza per una riabilitazione di Berlusconi, che già da mesi ha presentato lo stesso ricorso. Immagino che Cuperlo sapesse bene che il Senato stava commettendo una illegalità, glielo avevano detto chiaramente anche illustri giuristi della sua area. Ma lui niente, in puro stile stalinista, i nemici vanno abbattuti con qualsiasi mezzo.
Sono uomini così che hanno rovinato il Paese, oltre che il Pd. E ancora insistono, cercano spazi, vogliono dettare regole, minacciano e ricattano. E, per fortuna, colpiti nell'orgoglio, si dimettono. Speriamo in modo irrevocabile. Ne guadagnerebbe anche la sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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