Albania, pronti i trasferimenti nei Cpr degli irregolari

La nave partirà dalla Puglia nei prossimi giorni, già partita la selezione dei clandestini da rimpatriare. Ong ed esperti: pratica incostituzionale

Motovedetta Degrazia per il trasferimento dei migranti dall'Albania
Motovedetta Degrazia per il trasferimento dei migranti dall'Albania
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Riparte (per la quarta volta) il protocollo Albania. A giorni dovrebbero ripartire i trasferimenti di migranti verso gli hotspot di Gjader e Shengjin. Stavolta non saranno i richiedenti asilo provenienti dai Paesi sicuri e salvati dalle nostre navi militari, ma gli irregolari già presenti in Italia con un decreto di espulsione, pronti per essere rimpatriati, a cui un giudice ha convalidato la permanenza in un Cpr, come previsto dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 marzo.

La nave militare dovrebbe partire dalla Puglia, la «selezione» dei clandestini da destinare al Cpr di Gjader (che ha una capienza di 40 posti che sta per essere portata a 144) è in corso. I clandestini potrebbero rimanere fino a 18 mesi nel Cpr di Gjader in attesa che l’espulsione si concretizzi. Quelli in Italia sono al collasso e fatiscenti, ecco perché molti irregolari anziché finirci dentro vengono lasciati liberi e fanno perdere le loro tracce. È allo studio anche l’ipotesi di dotarli di braccialetto elettronico per monitorarne gli spostamenti.

Ma è possibile rimpatriare un clandestino dall’Albania? Sappiamo che la normativa Ue che entrerà in vigore nel 2026 prevederà l’uso di "return hubs" extra Ue come quelli sulla costa adriatica del Paese balcanico, opposizioni e Ong sono sul piede di guerra. In questi giorni è previsto un viaggio in Albania di parlamentari e rappresentanti del Tavolo asilo ed immigrazione per monitorare «criteri e modalità dei trasferimenti», «condizioni di detenzione», «rispetto dei diritti come tutela legale e accesso alle cure mediche».

Secondo giuristi esperti in immigrazione «il trasferimento coatto oltre i confini nazionali di persone già trattenute nei Cpr» creerebbe «una frattura profonda nell’ordinamento giuridico nel suo complesso», con una «contrazione dei diritti costituzionali».

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