Alfano e Letta fanno a gara nel condannare chi protesta

Asse anti Forconi tra il ministro dell'Interno e il premier: "Difendiamo i cittadini onesti dal fronte dei violenti". Capezzone li smaschera: "Solo parole, il governo ha sbagliato"

Alfano e Letta fanno a gara nel condannare chi protesta

Roma - Non ci voleva. Il volemose bene dei Forconi che fraternizzano con l'agente in ristrettezze creano un'atmosfera da Papa Francesco. Larghe intese in odore di guerriglia (santa) che l'asse Letta-Alfano affronterà senza sconti natalizi. Linea dura, insomma. Dietro l'angolo la temibile calata di domani mattina a Roma, supportata - pare - da una deriva ribellistica indirizzata contro le istituzioni nazionali ed europee a cui non farebbero mancare il sostegno le solite organizzazioni antagoniste. Così almeno definisce la situazione il ministro dell'Interno, che ieri alla Camera ha riferito di non voler trascurare certi segnali di inquietudine «anche se l'esecutivo e le forze dell'ordine sono dalla parte dei cittadini onesti». E ci mancherebbe.
Finora per il governo pochi problemi seri. Solo piccoli scontri o l'esilarante equivoco milanese dei Forconi scambiati dai tifosi olandesi per gadget milanisti. «Per fortuna - riferisce Alfano - la maggior parte delle iniziative si è svolta pacificamente. Però c'è stato un fronte violento che ha violato l'ordinamento del nostro paese, comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo esitazione nel dire che come si difende la libertà di manifestare, noi dobbiamo difendere la libertà dei cittadini di vivere in sicurezza e dei commercianti di aprire le proprie saracinesche». Troppo chiasso, poi, su quei poliziotti che si erano tolti il casco di fronte ai manifestanti. «È stato solo un gesto di alcuni agenti, è stato strumentalizzato. Leggerlo come gesto di sostegno alla protesta è arbitrario e irrispettoso verso gli stessi agenti. E poi il casco è stato tolto quando ormai era scemata la tensione».
Quanto al presidente del consiglio Enrico Letta, dopo le dichiarazioni di mercoledì («I Forconi? Una minoranza che non rappresenta il Paese»), ha definito «attacchi alla rappresentanza» le proteste del movimento. «Esiste - ha aggiunto - un principio di democrazia elementare, le istituzioni trattano e discutono con i legittimi rappresentanti e se si raggiungono accordi allora bisogna rispettarli». Il premier si riferisce all'intesa con le associazioni che rappresentano l'autotrasporto, condivisa dal 95 per cento delle sigle, e tra le ragioni che hanno portato gli autotrasportatori a non scioperare in massa.
Linea dura solo a parole per Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera. «Inutile girarci intorno, il governo si è reso responsabile di una sequela di errori. E oggi Alfano, nelle pieghe del suo discorso, ha ammesso quello che a noi era da giorni evidente. Quando il ministro dell'Interno dice che alla protesta degli autotrasportatori si sono aggiunti altri, con ciò ammette implicitamente che se il governo fosse stato più efficace nella gestione di quella prima vertenza, impedendo di fatto che fosse agganciata da altri, forse non saremmo al punto di oggi con gli ulteriori rischi di escalation nei prossimi giorni. Altro errore, poi, è aver affrontato il tema in modo prevalente sul versante dell'ordine pubblico, non comprendendo che erano e sono in gioco le ragioni di un segmento di ceto medio tassato, tartassato e privo di tutele».
Per la cronaca i Forconi stanno puntando alle frontiere.

Nel quarto giorno di proteste un gruppo di manifestanti ha bloccato per due ore l'accesso alle frontiere con la Francia mettendo di traverso alcune auto lungo l'Aurelia a Ventimiglia. Qualche tafferuglio con le forze dell'ordine che hanno poi liberato i varchi. Domani i Forconi arrivano a Roma.

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