"Alleanze? No a schemi preimpostati". La risposta no-sense della Schlein

"Chiederemo alle altre opposizioni di lavorare insieme", dice la leader dem in tv. Ma la sua strategia delle alleanze è confusa: l'incompatibilità tra 5s e terzopolisti è destinata a far divampare le contraddizioni

"Alleanze? No a schemi preimpostati". La risposta no-sense della Schlein
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Alleanze? Potenzialmente con tutti gli anti-destra. Nei fatti, con chi di volta in volta ci sta. La linea politica di Elly Schlein è abbastanza ondivaga, per usare un eufemismo. Dopo la recente debacle elettorale in Molise, la leader Pd non è ancora riuscita a fare chiarezza sul decisivo tema degli apparentamenti di coalizione. Da una parte, infatti, si è messa ad ammiccare ai Cinque Stelle, dall'altra ha invece strizzato l'occhio ai centristi di Calenda, sebbene le posizioni dei due interlocutori siano su parecchi argomenti incompatibili. In molti, comprensibilmente, si sono dunque chiesti quale sia l'esatta prospettiva delineata dalla leader dem. Domanda curiosa: l'impressione è che nemmeno la diretta interessata lo abbia davvero capito.

Intervistata su La7, Elly si è infatti lanciata nell'ennesima supercazzola di circostanza quando le hanno chiesto se lo schema delle alleanze Pd fosse quello con Cinque Stelle e Sinistra Italiana. "Veramente noi abbiamo fatto le amministrative di questi tre mesi con alleanze anche diverse tra di loro. Non ci sono schemi preimpostati", ha risposto lei, di fatto rimettendo in discussione ogni possibile patto sistematico. "Sui singoli temi continueremo a essere aperti alle alleanze con tutte le forze di opposizione che vogliono costruire un'alternativa alla destra. Faccio un esempio: in questi giorni stiamo lavorando sul salario minimo", ha argomentato Schlein. Ma la posizione è complicata da comprendere: come può il principale partito d'opposizione basare il proprio approccio su coalizioni che si reggono, di volta in volta, su singoli temi?

Tale strategia ci sembra manchevole o quantomeno arrischiata, se non altro rispetto a una consequenzialità di idee che anche il popolo della sinistra legittimamente richiede. Al riguardo, immaginiamo la confusione dell'elettore progressista, che un giorno legge sui giornali dell'abbraccio tra Schlein e Giuseppe Conte, mentre l'altro apprende di un presunto "patto dell'ascensore" tra la deputata di origini luganesi e Calenda. Riguardo a quest'ultima indiscrezione, a Tagadà la stessa Elly ha però spiegato: "No, veramente ci stanno lavorando in queste ore, ci siamo semplicemente incrociati...". E ancora: "Sul salario minimo, sul contrasto alla precarietà e al lavoro povero, sulla sanità pubblica, sulla questione della casa, sul Pnrr, chiederemo alle altre opposizioni di lavorare insieme".

Tutte belle parole. Poi però ci sono i fatti. In tv, infatti, il giornalista Alessio Orsingher ha sollevato un'obiezione puntuale e piuttosto intuitiva: "Con 'tutte le opposizioni', intende anche entrambe le gambe del terzo polo? Perché se metto a confronto la ricetta di Paese che ci ha proposto lei e quella proposta da Renzi o Calenda, vedo poche linee di comunicazione. Renzi per lei è un possibile compagno di viaggio?". Risposta della Schlein: "Fortunatamente non ho letto dichiarazione di plauso dall'opposizione sui tagli alla sanità del governo...". Sì, peccato che su molti altri temi fra Pd, centristi e 5s non vi siano pareri concordi. Un esempio è il reddito di cittadinanza, rispetto al quale Italia Viva e Azione hanno condiviso il giro di vite del governo.

"Su questo non siamo d'accordo e continueremo noi a batterci per migliorare uno strumento universale di sostegno al reddito", ha ammesso al riguardo Schlein, cadendo in una delle contraddizioni alle quali la sua strategia politica sembra

inevitabilmente esposta. Del resto, non ci vuole un genio per capire tutte le incognite di un simile approccio, i cui nodi più problematici sono destinati presto o tardi a venire al pettine. Più di quanto non sia già accaduto sinora.

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