Un altro barcone-tomba con trenta morti a bordo Scoperto un caso infetto

RomaAmmassati a prua, uno sull'altro, come bambolotti di pezza. Stroncati dall'asfissia o forse soffocati dalla calca sul natante di venti metri, nel quale erano stipati insieme ad altre 566 persone. Sono trenta i protagonisti dell'ennesima tragedia nel Canale di Sicilia, che hanno chiuso gli occhi per sempre in quello che doveva essere il viaggio della speranza.
Quando domenica notte la nave Grecale della Marina Militare ha notato la presenza del peschereccio proveniente dalla Libia, per loro non c'era più nulla da fare. I soccorritori li hanno trovati in una parte angusta dell'imbarcazione e non è escluso che a ucciderli sia stato l'annegamento e la mancanza d'aria insieme alle esalazioni dei motori. Certo è certo è che i corpi dei 30 immigrati erano in una posizione così complicata da impedirne l'immediato recupero. Solo due cadaveri sono stati rimossi subito e caricati a bordo della nave militare, impegnata poi a scortare il barcone fino al porto di Pozzallo (Ragusa), dove arriverà questa mattina. Così gli stranieri sono rimasti a contatto per giorni con i cadaveri, perché solo due donne incinte ieri sono state subito soccorse e portate a terra, dove nel pomeriggio era giunta anche la «Chimera», con altri 353 disperati. «Eravamo troppi, ma ci obbligavano a salire - racconta alla polizia uno dei migranti -. Poi hanno respirato l'ossido di carbonio e per loro non c'è stato nulla da fare. La nave non poteva contenerci tutti e 600. E così ci hanno obbligati con la forza: il peschereccio ha cominciato a beccheggiare e quelli sotto sono stati travolti e schiacciati». E il mare non smette di sputare salme, anche quelle inghiottite da tempo. I militari della Dattilo hanno ripescato proprio ieri un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Ormai è emergenza continua. Nella notte una nave militare con 120 migranti soccorsi è arrivata nel porto di Trapani: a bordo 15 donne, tre delle quali incinte. Solo domenica notte sono stati soccorsi 7 barconi, in cinquemila sono stati strappati alla morte nel weekend.
I nuovi assalti alle nostre coste, fanno risuonare alto l'allarme sanitario. È giallo attorno a un caso di malattia infettiva a bordo di un natante, soccorso due giorni fa con 396 persone dal pattugliatore Orione della Marina Militare. L'imbarcazione, carica di immigrati, doveva essere scortata a Messina, ma poi è stata dirottata a Catania. Qui, però, non è ancora sbarcata e non è chiaro se il rinvio o il cambio di destinazione, sia stato deciso dopo il trasferimento in ospedale di uno dei profughi. Durante i controlli sanitari, infatti, i medici hanno individuato tra i naviganti un caso sospetto di malattia infettiva.

Così l'uomo è stato isolato a bordo e sono state attivate le procedure per la diagnosi rapida. Potrebbe trattarsi di vaiolo, malaria o aviaria, ma, per valutare il rischio di contagio, bisognerà attendere i risultati medici.

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