Roma - Grillo e la Rai, il ritorno. O la vendetta. Da epurato a vigilante, col suo deputato M5S presidente della commissione parlamentare che controlla viale Mazzini (nomina il Cda Rai, vota il presidente, decide sulla par condicio), il napoletano Roberto Fico, che ha subito rimarcato l'eccezionalità dell'evento: i grillini al comando della Vigilanza Rai, quando Beppe «è stato il primo epurato della tv pubblica» (dopo la famosa battuta sui socialisti che in Cina non sanno a chi rubare perché sono tutti socialisti).
Angelo Guglielmi, uno dei grandi creatori di tv in Italia, direttore (meglio, inventore) della mitica Raitre degli anni '80-'90, ricorda altrimenti la storia dell'editto pre-bulgaro su Grillo in Rai: «Certo, i socialisti, che erano parte essenziale della maggioranza e esprimevano il presidente del Consiglio, non potevano tollerare quella battuta, sulla tv pubblica - racconta Guglielmi - Ma poi fu Grillo a non voler più tornare in Rai. Me lo disse lui, quando andai a trovarlo a Tivoli, pochi mesi dopo l'incidente col Psi, insieme al mio capostruttura Bruno Voglino.Mio sommo desiderio era avere Grillo nella mia Raitre, per lui avevo pensato un programma stupendo. Dieci minuti in prima serata, al sabato, uno studio disadorno con una bandiera dell'Italia, parodia del messaggio presidenziale di fine anno, dove Grillo era libero di dire quel che voleva, un suo messaggio settimanale al popolo italiano. Avevo intuito (nel 1987, ndr) che la sua vis comica era già essenzialmente politica. Gli promisi carta bianca. L'idea lo divertì, ma rifiutò. Mi disse che mai più avrebbe rimesso piede in Rai. Fu una sua scelta, non un'epurazione».
Anche Pippo Baudo, storico «partner» televisivo tv di Grillo (incursore anarchico nella normalità democristiana dei format di Baudo), corregge la mitologia del leader Cinque stelle primo epurato della Rai. «Ma quale censura, è Grillo che non è voluto rientrare in Rai - ha raccontato Baudo, che adesso preferisce non dichiarare -È stato un auto esilio, Grillo voleva creare il caso per tornare con un grande coup de théâtre. E ci è riuscito». La versione di Grillo è quella idealizzata dalla vulgata grillina e codificata da lui stesso: «Mi tennero lontano dalla Rai per diversi anni, dal 1986 al 1993, per due battute che anticipavano Tangentopoli. Poi, nel '92-'93, li portarono tutti in galera. Nel '93, dopo lunga quarantena, si rifece viva con me la Rai dei professori: tutte brave persone, che non capivano un tubo di televisione. Feci due serate in diretta, poi cominciarono a capire qualcosa di televisione e decisero che bastava così».
In realtà la quarantena non è una quarantena. Grillo in Rai ci torna due anni dopo l'«editto», nel '88, al Festival di Sanremo su Raiuno, ed è di nuovo all'Ariston l'anno dopo, a fare ancora a pezzi il Psi ancora potente («E pensare che Martelli è andato in Kenya per farsi uno spinello, 5 milioni ha speso») e già che c'è pure la Dc del direttore generale Agnes («Il clan degli avellinesi De Mita e Agnes»). È pure tra i big invitati al Fantastico del 1990 (poi assente «per motivi di lavoro»). Per uno «tenuto lontano dalla Rai dall'86 al '93», non male.
Nel frattempo risparisce, fa spettacoli teatrali da sold out (perché «l'hanno cacciato dalla Rai» e quindi la gente paga per sentirlo a teatro), è ospite alla festa dei Telegatti, vince il «Grand Prix Confindustria-Upa» per lo spot Yomo, fa spettacoli alle Feste dell'Unità di D'Alema e Veltroni. E ritorna di nuovo in Rai, a Raiuno, prima serata (1993), dove fa il botto con un monologo Cinque Stelle: «Ho cinque anni di cose da dirvi, anzi dieci anni. I cinque anni passati senza poter più venire in televisione e i prossimi cinque anni, che tanto mi mandano via subito».
La Rai e Grillo, nessun leader la conosce più di lui, nessuno l'ha usata meglio di lui, soprattutto nell'assenza, da epurato volontario. Una battaglia dei grillini in Vigilanza sarà per la trasparenza dei compensi Rai. Anche su questo Grillo ha fatto scuola. Fu lui stesso a sventolare il suo, di compenso, per pochi minuti a un Festival di Sanremo: 350milioni di lire. Battute che prefiguravano il successivo Grillo leader anti-partiti (morti): «Guardate qui, ci sono un sacco di clausole, con penali da pagare. Ecco, per esempio, se mi scappasse che i socialisti rubano avrei una penale di 3mila lire. Perché così poco? Perché, cari politici, non ci interessate più».
I diritti del suo Un grillo per la testa vengono comprati nel '96 dalla Rai a 245 milioni di lire (malgrado Grillo offrisse di cederli a un prezzo simbolico di 500 lire), ma poi non vanno in onda, e il comico fa una causa civile. Che sia ancora in piedi la vertenza tra la Rai e il leader della Vigilanza Rai?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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