Altro che gestione unitaria: nel Pd si litiga per le poltrone in segreteria

Schlein punta a chiudere la composizione della segreteria, ma ci sono ancora nodi da sciogliere: l'area Bonaccini non gradisce lo schema prospettato. La situazione è tutt'altro che tranquilla e accomodante

Altro che gestione unitaria: nel Pd si litiga per le poltrone in segreteria

Riempirsi la bocca di buoni propositi è assai facile. Molto meno invece è tenere fede a quelle promesse e nei fatti dare conseguenza alla gestione unitaria tanto evocata dal Partito democratico durante la travagliata fase del Congresso. Sia Elly Schlein sia Stefano Bonaccini si erano detti d'accordo sulla necessità di guidare un nuovo corso in maniera compatta, ma in queste prime settimane il nobile intento sta facendo i conti con la perenne lotta interna. La situazione è tutt'altro che tranquilla e accomodante.

La lite per la segreteria

Ad animare le ultime ore in casa Pd è la questione relativa alla composizione della segreteria, una partita che Elly Schlein punta a chiudere a stretto giro. Su questo fronte si vuole accelerare, magari presentando già oggi la nuova squadra. Ma per la minoranza interna non sono ancora stati sciolti nodi importanti. Una condizione che di fatto rischia di rallentare tutto il processo. Si vedrà se il tentativo di sintesi sarà rapido e indolore o se richiederà maggiore tempo e creerà ulteriore malcontento.

Stando a quanto appreso dall'Adnkronos, un parlamentare che ha sostenuto Stefano Bonaccini alla primarie ha confermato che allo stato attuale non è stato ancora raggiunto un accordo. "È troppo poco", viene annotato in riferimento allo schema prospettato che evidentemente non convince la minoranza. Voci, ancora tutte da confermare, parlano di un'offerta da 4-5 posti su un totale di circa 20 membri che dovrebbero comporre la formazione di Schlein e con deleghe minori.

Fonti parlamentari della maggioranza del partito fanno filtrare ottimismo e garantiscono che i contatti tra le parti sono continui per cercare la soluzione. Tuttavia anche l'Agi riferisce che gli ostacoli sono ancora presenti lungo il cammino e che a creare scompiglio sono le deleghe da assegnare alla minoranza dem. Il passaggio successivo dovrebbe essere quello del completamento degli uffici di presidenza dei gruppi parlamentari: l'appuntamento dovrebbe essere facile da affrontare, ma altre tensioni non sono mai da escludere.

L'effetto Schlein è nullo

Ormai il contesto di agitazione è all'ordine del giorno. Indubbiamente non ha avuto un impatto positivo la batosta presa in occasione delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia: il candidato giallorosso Moretuzzo si è fermato al 28,37% facendosi sorpassare in maniera larghissima da Massimiliano Fedriga che ha stravinto con il 64,24%. Così il tanto decantato effetto Schlein si è rivelato assente. Anzi, ha fatto danni: il Partito democratico nel 2018 riuscì a ottenere numeri migliori di quelli di domenica.

Il risultato deludente non è passato inosservato, anche perché ha stroncato quella narrazione su una presunta rinascita del Pd grazie alla vittoria di Elly Schlein alle primarie.

Un conto sono i sondaggi che raccontanto una crescita della galassia dem; altra cosa sono i voti reali che continuano a premiare il centrodestra. Anche questo pesa negli equilibri interni. Mal di pancia e sofferenze ne sono la logica conseguenza.

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