Un'altra bufera si abbatte sul Pirellone. Il presidente del consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega Nord) è indagato per corruzione dalla procura di Milano in relazione a un filone di indagine nato dall’inchiesta su presunte tangenti al comune di Cassano D’Adda.
Boni è indagato insieme a un suo stretto collaboratore e altre persone. La Guardia di finanza, su ordine del procuratore aggiunto Robledo e del pm Paolo Filippini, ha effettuato delle perquisizioni nell'ufficio dell'esponente leghista nella sede della Regione.
Fra i destinatari degli avvisi di garanzia figura anche il portavoce di Boni, Dario Ghezzi. Pure per lui l’ipotesi di reato è quella di corruzione. Quattro in tutto le persone indagate. Secondo quanto appreso, il nome di Boni sarebbe stato fatto agli inquirenti da due persone: l’architetto Michele Ugliola, coinvolto nell’inchiesta di Cassano d’Adda, e da una persona interna alla Lega Nord.
L’inchiesta nasce dagli arresti, nel maggio scorso a Cassano d’Adda, grosso centro dell’hinterland milanese, di alcuni amministratori fra i quali l’ex sindaco Edoardo Sala. Un provvedimento di custodia cautelare colpì anche l’architetto Michele Ugliano che avrebbe collaborato con gli inquirenti. E a parlare di presunte tangenti ai magistrati sarebbe stata anche una fonte interna alla Lega Nord. Tangenti che sarebbero state versate per modifiche al piano urbanistico e altri episodi sempre nell’hinterland milanese.
I reati contestati a Boni risalgono a quando l’esponente politico del Carroccio era assessore regionale all’urbanistica. C’è anche l’immobiliarista Luigi Zunino, che sarebbe stato beneficiario di alcuni interventi compiuti sul piano regolatore di Cassano d’Adda.
"Confermo che in data odierna mi è stata notificata un’informazione di garanzia, contestualmente ad una perquisizione degli uffici della mia segreteria. In relazione ai fatti oggi contestati anticipo fin ora la mia totale estraneità", ha dichiarato il presidente del consiglio regionale Davide Boni, aggiungendo che "nel contempo confermo la mia piena disponibilità a chiarire la mia posizione e la mia estraneità con gli organi inquirenti in modo da poter fare piena luce sulla vicenda nei tempi più rapidi possibili".
Dall’inchiesta emergerebbe il sospetto di soldi arrivati alla Lega Nord, attraverso un sistema di tangenti. Il tramite sarebbe l’esponente locale della Lega Nord Marco Paoletti, anche lui indagato. Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni e il suo collaboratore Dario Ghezzi "utilizzavano gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi", è scritto nel decreto di perquisizione dell’inchiesta milanese per corruzione.
Ci sarebbero tangenti per "oltre un milione di euro" e che sarebbero state utilizzate per "esigenze del partito". Alcune mazzette di importo minore, sempre secondo l’ipotesi d’accusa, sarebbero invece state dirottate da Boni e Ghezzi ad altri esponenti della Lega per essere utilizzate sempre per fini legati all’attività politica. Tra le prove raccolte dagli inquirenti vi sono anche le intercettazioni poste nei confronti di Paoletti. Sono indagati per corruzione anche l’ex sindaco di Cassano d’Adda, Edoardo Sala e l’imprenditore Francesco Monastero.
"Mi auguro che Davide Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità, come ha dichiarato oggi", ha commentato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, aggiungendo che "è chiaro che seguiremo con attenzione l’evolversi della vicenda, ma vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso".
Quanto alla possibilità o necessità che Boni rassegni le dimissioni, paventata dalle opposizioni, Formigoni non si è sbilanciato e ha lasciato al presidente del consiglio regionale "la valutazione" perché "sono sicuro che saprà tenere atteggiamenti coerenti".
Infine Formigoni ha comunque assicurato che "se fossero dimostrati atti dannosi contro Regione Lombardia, come parte lesa, ci costituiremmo parte civile".
E l'inchiesta non sembra sconvolgere nemmeno il leader del Carroccio, Umberto
Bossi. Chi ha avuto modo di chiacchierare con Bossi, nel pomeriggio, lo ha trovato tranquillo e sereno: "Vogliono sfasciarmi il partito, ma noi andiamo avanti. E chi se ne frega dei giudici...", avrebbe commentato il Senatùr.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.