Una minaccia mafiosa: «Merita il fuoco dell'inferno». Sì, per l'imam di Segrate Abu Swhaima e Daniela Santanchè deve morire. La fatwa è stata diffusa attraverso i microfoni della Zanzara, il programma di punta di Radio24. Ma Santanchè non arretra: «Le parole di Abu Shwaima sono intollerabili. Lo denuncerò». Il motivo della condanna a morte è presto detto: Santanchè avrebbe offeso l'Islam promuovendo la manifestazione antiburqa che si tenne a Milano il 20 settembre 2009. In quell'occasione l'allora leader del Movimento per l'Italia fu pure presa a pugni da un esagitato, l'egiziano Ahmed El Badry, e finì al pronto soccorso per essere medicata. Non solo, quel sit-in è costato alla parlamentare di Forza Italia un processo perché non avrebbe chiesto nelle forme e nei canonici l'autorizzazione, necessaria per tenere la manifestazione. Così, proprio l'altroieri, il pm ha chiesto la condanna della «pitonessa» a 1 mese di carcere e per El Badry una multa di 2mila euro. Poteva pure finire lì, ma per l'imam di Segrate la giustizia è stata troppo blanda, soft. Ci vuole ben altro e lui lo spiega alla Zanzara: «Ha offeso il Profeta e la comunità islamica. Merita il fuoco del giorno del giudizio». «È una minaccia gravissima, una condanna a morte da non sottovalutare - replica esterrefatta Santanchè - io denuncerò questo signore». E in effetti Abu Shwaima sembra fare sul serio: «Le richieste del pm sono una burla, ha trascurato l'offesa alla comunità islamica, la Santanchè è andata alla fine del ramadan a togliere il burqa ad una donna». In aula, la parlamentare ha dato un'altra versione: «Volevo capire se era rispettata la legge italiana che vieta di andare in giro a volto coperto e ho visto decine di donne con quella specie di prigione ambulante che è il burqa».
Dunque, l'happening voleva solo sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della dignità delle donne, ma c'è chi non sopporta tanta attenzione alla condizione femminile. Ora la parlamentare rischia paradossalmente una condanna più alta del suo aggressore, ma l'imam di Segrate vuole risolvere la questione con metodi più spicci. E spedisce via radio la condanna a morte. Provocando la reazione durissima di Souad Sbai, ex deputato e presidente di Acmid, l'associazione che dà voce alla donne marocchine: «Dobbiamo finirla con questi imam fai da te che emettono sentenze come fossimo in Arabia Saudita. Questa delinquenza religiosa dev'essere sradicata. Dobbiamo stare attenti, perché l'estremismo avanza a Londra, a Parigi, a Berlino. In alcuni quartieri di Londra sono state organizzate ronde islamiche e le donne che non indossano il burqa vengono pestate a sangue.
Ci dobbiamo ribellare a questa mentalità retrograda e incivile e dobbiamo dire ai violenti come l'imam di Segrate che la nostra democrazia non si tocca. Nessuno nel nostro Paese deve più permettersi di lanciare una condanna a morte. E l'imam di Segrate dovrà rispondere di quel che ha detto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.