Clima troppo ostile per Berlusconi a Milano: i legali del Cavaliere chiedono di portare via dal tribunale del capoluogo lombardo tutti i processi in corso a carico dell'ex Presidente del consiglio. È l'ultimo clamoroso gradino della escalation polemica tra la difesa di Berlusconi e la giustizia milanese, resa eclatante dalla manifestazione di pochi giorni fa degli interi gruppi parlamentari del Pdl sulle scale del palazzaccio milanese.
La richiesta di spostamento per legittimo impedimento riguarda i processi Ruby e diritti tv, e andrà valutata dalla cassazione. Nell'attesa, nessuno dei due processi potrà vedere pronunciata la sentenza: nè per il processo diritti tv, nè nel processo Ruby.
Nel frattempo, i giudici dei processi in corso possono sospendere il processo, e sono obbligati a farlo nel caso che la Cassazione assegni la causa ad una sezione. Ma è improbabile che questo avvenga in tempo per fare saltare l'udienza di domani del processo d'appello per i diritti TV, e per impedire che lunedì mattina Ilda Boccassini e Antonio Sangermano possano concludere la loro requisitoria per il caso Ruby. Ma niente sentenza, fino a quando la Cassazione non si sarà espressa.
È una mossa cui le difese di Berlusconi stavano pensando da tempo, man mano che si convincevano di avere di fronte giudici impermeabili a qualunque dimostrazione dell'innocenza del Cavaliere. Quando le prime notizie erano state pubblicate sul Giornale, oltre un mese fa, i legali di Berlusconi avevano smentito. Ma in realtà questa svolta non ha mai cessato di fare parte degli scenari più probabili, e in qualche modo persino inevitabili. A convincere Niccolò Ghedini e Piero Longo a rompere gli indugi - dietro sollecitazione dello stesso Berlusconi - è stata la sentenza del tribunale che la settimana scorsa lo ha dichiarato colpevole per la fuga di notizie relativa al caso Fassino-Unipol, e lo ha condannato a un anno di carcere senza condizionale. È stato soprattutto quest'ultimo dettaglio, il rifiuto della condizionale, che è un trattamento riservato di solito ai pregiudicati, che ha convinto definitivamente l'ex premier di trovarsi di fronte a una serie di sentenze già scritte. É lo scenario che appena ieri in una intervista a Panorama Berlusconi riassumeva nella frase : "Mi vogliono far fare la fine di Craxi".
La possibilità di spostare i processi dalla loro sede naturale - che si chiama tecnicamente "istanza di rimessione" - è prevista dal codice solo nei casi in cui sia accertata la presenza in una determinata città le pressioni ambientali siano tali da condizionare la serenità del giudizio. Dice il codice di procedura penale che lo spostamento è ammesso "Quando gravi situazioni locali tali da turbare il libero svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica o determinano motivi di legittimo sospetto" . È una possibilità che nella storia repubblicana è stata concessa solo in pochi casi (fece storia il processo di piazza Fontana spostato a Catanzaro): ma proprio questa, secondo i legali di Berlusconi, è la situazione in cui oggi il Cavaliere si trova nel palazzo di giustizia milanese. Berlusconi non aveva mai fatto mistero di non considerare obiettivi i giudici milanesi: "hanno già deciso di condannarmi", aveva detto uscendo dall'aula del processo Ruby, già qualche mese fa.
Ora porta lo scontro davanti alla Cassazione, massimo organo giurisdizionale del paese: come già fece all'epoca dei processi Imi-Sir e SME, e all'epoca la suprema corte gli diede torto, consentendo che i processi si concludessero a Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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