«Ma quale blitz, quale colpo di spugna, chi parla in questo modo non ha rispetto della Costituzione», dice il governatore Luca Zaia. Presidente, l'opposizione promette una mobilitazione e accusa il governo di aver accelerato per la campagna elettorale. «Non è vero nulla, siamo di fronte alla naturale evoluzione di un percorso che abbiamo iniziato nel 2014, quando abbiamo presentato il referendum e la sinistra che era al governo ha impugnato quella legge. La Corte Costituzionale ci ha dato ragione e nel 2017 abbiamo celebrato il referendum sull'Autonomia. Trovo scandaloso che la Costituzione venga tirata in ballo quando conviene. L'autonomia è in Costituzione. Le mobilitazioni? Trovo fantasioso mobilitarsi contro l'applicazione della legge».
Continua a essere contestato il rischio di un ulteriore divario tra Nord e Sud
«Partiamo dal presupposto che il divario non è figlio dell'Autonomia, ma del centralismo, di questo modello di gestione dello Stato che ha fallito. Qui vedo due fazioni: i conservatori che sono per un'equa divisione del malessere, e quelli pensano che il futuro sia un'equa divisione del benessere. È lo status quo che rovina questo Paese».
C'è polemica sui Lep, i livelli essenziali di prestazioni, e sui criteri per definirli e finanziarli. Basteranno per garantire che non ci saranno disuguaglianze?
«Ho sentito dire per anni che se non si facevano i Lep non c'era l'Autonomia. Adesso che ci sono i Lep non vanno più bene neanche le modalità per definirli? Questa non è la secessione dei ricchi. Ed è disarmante sentire qualcuno che vuole far credere ai cittadini che ci siano dei sotterfugi per lasciare indietro qualcuno. Noi del Nord siamo legati a doppio filo con le Regioni del Sud, siamo dei gemelli siamesi. Dobbiamo dare una mano perché le comunità più in difficoltà si affranchino, ma non possiamo farlo col modello centralista perché non funziona».
Come può il Sud trarre dei vantaggi dall'Autonomia differenziata?
«Premettiamo che calcolati i Lep capiremo anche chi ha da avere e chi ha da dare. Io dico che una volta calcolati i Lep bisogna rendere obbligatoria la loro applicazione. Se fossi un governatore del Sud mi batterei per avere l'autonomia. Se predichi che tu sei bravo e che i problemi sono colpa degli altri, è la volta che puoi dimostrarlo. L'autonomia non toglie niente a nessuno, sono competenze dello Stato che vengono trasferite alla Regione, a cui lo Stato riconosce la spesa per gestire quella competenza».
Questo uno dei punti critici, basterà trasferire il gettito fiscale o servirà una compensazione?
«Capisco ogni perplessità, ma siamo a un punto di partenza non di arrivo. Capisco anche che abbandonare la comfort zone spaventi, ma questo ddl non spacca l'Italia».
Comprende le preoccupazioni di sindaci e governatori del Sud?
«Questo è un modo per dare voce al Sud, io non accuso l'attuale classe dirigente ma è innegabile che negli anni passati si sia accumulata una mala gestio che oggi pesa. Se al Sud un comune su due è in dissesto finanziario non si può pensare che la narrazione sia sempre quella che è colpa del Nord».
Il muro all'Autonomia ora è stato sollevato anche da chi nella sinistra aveva posizioni favorevoli. Questo Ddl è così lontano da quelle posizioni?
«Il problema erano i Lep? È stato introdotto l'obbligo di definizione. Non capisco la protesta per una legge che verrà discussa in Parlamento e che poi si applica in virtù di una modifica al Titolo V fatta dalla sinistra. Siamo all'assurdo. Ricordo che l'ex presidente Giorgio Napolitano definì l'autonomia una vera assunzione di responsabilità. A me sembra di cogliere un sentimento simile al pentimento di chi dice potevamo farla noi e non la abbiamo fatta. La sinistra ha governato dieci anni negli ultimi dodici. Questa è una riforma che riguarda tutti, non ha colore politico».
Su che materie si andrà a trattare?
«La Costituzione prevede per una Regione di trattare sulle 23 materie, siamo persone di buon senso, andremo a trattare e capiremo».
Gli effetti di questa legge si vedranno tra qualche anno?
«Sì, ma se le cose non si fanno mai, mai si raggiungono, come la candidatura del Veneto per le Olimpiadi».
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