G aleotto fu lo striscione. Nel senso che da queste parti, a distanza di diversi giorni, non si parla d'altro che del fatidico «bentornato» rivolto a Silvio Berlusconi, un messaggio impresso con campanilistiche lettere bianche su sfondo rosso ed esposto sul balcone del municipio dal sindaco di Bari, Michele Emiliano, presidente regionale del Pd. In teoria nulla di particolarmente rivoluzionario, un atto di cortesia istituzionale per salutare l'arrivo in città del leader del Pdl ed ex presidente del Consiglio, giunto sabato scorso per il comizio con annesso bagno di folla in piazza Libertà.
In pratica, però, il saluto è stato sufficiente per dare fuoco alle polveri surriscaldate degli alleati che guidano l'amministrazione cittadina. E così lo striscione della concordia si è subito trasformato in un guanto di sfida: non tra opposte coalizioni, ma all'interno dello stesso schieramento visto che si tratta di uno scontro rigorosamente delimitato nei confini della sinistra che in queste ore agita il web ma anche gli equilibri politici. E a quanto pare non ha rasserenato gli animi la notizia che il Cavaliere destinerà ai servizi sociali del Comune di Bari il ricavato della cena di gala tenutasi la sera prima del suo discorso alla Sala Zonno, un evento che ha attirato le ironiche e puntute critiche della sinistra barese ma che avrebbe fruttato circa 350mila euro.
È bastato quel britannico gesto («Caro Silvio, bentornato a Bari», scritto sul telone issato sul palazzo di città) per far scoppiare un autentico putiferio. Al punto che Sel, il partito del governatore Nichi Vendola, minaccia di ritirare il proprio sostegno alla giunta comunale prospettando un semplice appoggio esterno e lasciando quindi i consiglieri liberi di decidere di volta in volta sui provvedimenti.
Una somma rilevante, che alla fin fine sarà utilizzata per i poveri della città. Ma nulla è bastato a placare le polemiche innescate dal saluto targato Emiliano. Del resto, in un documento firmato dai consiglieri comunali di Sel Nicola Laforgia e Pierluigi Introna, e dall'assessore Fabio Losito, le critiche vengono messe nero su bianco. E senza mezzi termini. «Il palazzo comunale - c'è scritto con riferimento al sindaco - non è di sua proprietà e le sue personali manifestazioni di affetto devono trovare altre collocazioni, non istituzionali. Riteniamo, peraltro, pretestuoso, se non addirittura offensivo per l'intelligenza dei cittadini, il tentativo operato dallo stesso sindaco e dagli ambienti a lui vicini, di dare una lettura ironico-sarcastica di tale striscione».
In realtà Emiliano non pensa affatto a giustificarsi né tantomeno a ironizzare. Anzi piuttosto ironizza sulle accuse e sul dibattito che impazza sul web. «Data la grande importanza che lo striscione sta assumendo ho deciso di metterlo in vendita su e-bay», annuncia su Twitter il vulcanico primo cittadino. Il quale rincara la dose aggiungendo che lo rifarebbe «altre cento volte per vedere l'effetto che fa su alcuni di voi». «Se la sinistra barese provasse a comprare lostriscione di bentornato all'asta e-bay potrà bruciarlo in un comizio anti-Berlusconi», scrive ancora il sindaco rivelando che «a causa dello striscione di bentornato Sel chiede dimissioni» e precisando che «Sel presidia l'integrità e la trasparenza di tutti noi. Se lo riterranno sono pronto a dimettermi a loro semplice richiesta».
La questione in realtà pare appassionare il cosiddetto popolo della rete: fioccano commenti, incoraggiamenti e qualche bacchettata. E non è la prima volta che accade quando il sindaco di Bari, come spesso gli capita, rompe gli schemi della politica.
Ed è lo stesso primo cittadino a confessarlo candidamente in un altro tweet: «Ho appena mangiato e sto aspettando il caffè e come sempre faccio da 9 anni prendo un po' in giro i musoni della sinistra italiana». Buon per lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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