Berlusconi: "Domani il Pdl voti la sfiducia"

Dopo una giornata di incontri a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha deciso: "Staccate la spina al governo Letta". E in una lettera al settimanale Tempi, il Cavaliere scrive: "Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?"

Berlusconi: "Domani il Pdl voti la sfiducia"

Lo strappo si è consumato. Alfano inverte la rotta chiedendo ai parlamentari del Pdl di votare la fiducia all'esecutivo. Ma Berlusconi non cede e li invita - nuovamente - a sfiduciare il governo. Domani si va alla conta. La decisione arriva al termine di una riunione fiume a palazzo Grazioli tra il premier e i fedelissimi. Ora Alfano lavora per trovare una pattuglia di senatori che assicuri la maggioranza al governo di Enrico Letta. Una decisione che, da molte anime del Pdl, è stata vista come un vero e proprio tradimento.

Berlusconi, nel pomeriggio, ha ribadito la sua posizione, in una lunga intervista. "Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?". Silvio Berlusconi, in una lettera indirizzata al settimanale Tempi, spiega così le ragioni che hanno decretato la fine dell'esperienza di governo. "Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica. Resistere per me è stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine – che come è evidente mi ha portato ben più sofferenze che ricompense – si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale. Per tutto questo, pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta", ha aggiunto l'ex premier.

Che ha poi ripercorso la sua carriera politica spiegando che "non è il caso Berlusconi che conta, conta tutto ciò che, attraverso il caso Silvio Berlusconi, è rivelatore dell’intera vicenda italiana dal 1993 ad oggi. Il caso cioè di una persecuzione giudiziaria violenta e sistematica di chiunque non si piegasse agli interessi e al potere di quella parte che noi genericamente enunciamo come “sinistra”. Ma che in realtà è rappresentata da quei poteri e forze radicate nello Stato, nelle amministrazioni pubbliche, nei giornali, che sono responsabili della rapina sistemica e del debito pubblico imposti agli italiani. Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto a spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato. (…) Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro paese hanno dato lavoro e ricchezza. Per questo, l’esempio e l’eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati (questo era l’obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto 500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico) dalle forze della conservazione". Infine, il leader del Pdl ha scritto: "Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i “miei guai giudiziari” ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette “larghe intese”. Un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali".

Nel frattempo in queste ore è tornato a circolare il nome di Marina Berlusconi alla guida della nuova Forza Italia, in contrapposizione a quelli che lei stessa avrebbe definito "traditori". Per il momento si tratta di una ipotesi dettata dalle manovre di Alfano e dei ministri dimissionari: non ne avrebbe ancora parlato col padre.

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