«Le prossime elezioni politiche saranno un momento decisivo: o la va o la spacca. Dobbiamo riportare i moderati a essere maggioranza nel Parlamento, come lo sono nel Paese». Silvio Berlusconi pronuncia questa frase a mezzogiorno al telefono con il candidato governatore di Forza Italia in Sardegna, Ugo Cappellacci. Sarà un po' il leit motiv della sua giornata politica, trascorsa in collegamento con varie sedi dei Club Forza Silvio.
Fino alla sorpresa milanese: alle sei meno un quarto del pomeriggio si materializza con Francesca Pascale alla riunione dei Club in corso Venezia all'Unione del Commercio di Corso Venezia, nel cuore della città. Motiva i militanti dei Club: «Solo se saremo in grado di azioni capillari, riusciremo a vincere da soli con Forza Italia e a fare le riforme che servono al Paese». Racconta di aver messo il piede su un palla del cagnolino Dudù e di aver fatto un volo di quattro metri: «Sono planato, ma per fortuna sono caduto sulla moquette». Scherza: «Si è rotto il pavimento».
Parla per due ore, ripercorrendo gli ultimi vent'anni della storia del Paese, dal 1994 che ha segnato la discesa in campo di Forza Italia fino a oggi, quando in conseguenza di due avvenimenti che definisce entrambi «colpo di Stato», prima la nascita del governo Monti e poi la nascita il governo Letta, «senza passare dalle urne» i cittadini sono stati estromessi dalla guida del Paese. Vent'anni d'Italia che diventeranno un instant book che Berlusconi ha finito di scrivere la scorsa notte e che sarà presto stampato e anche diffuso in via digitale.
L'aria del 1994 («ho la sensazione che le cose andranno come allora» ripete) è resa frizzante dai sondaggi, che parlano di una percentuale tra il 40 e il 48% di disgustati dalla politica. Secondo i calcoli che Berlusconi illustra alla platea dei Club milanesi, Forza Italia ha la possibilità di raggiungere 24 milioni di italiani. E di questi elettori fanno parte molti delusi dal partito di Beppe Grillo: «Il 56% di coloro che hanno votato M5S si dichiarano disgustati dalle persone che il movimento ha portato in Parlamento. E un altro 56% si dichiara non affezionato al simbolo». Insomma, tutti potenziali elettori da conquistare.
Il punto di partenza del suo discorso, che poi è anche il punto d'arrivo, è la convinzione che il comunismo resti un avversario da combattere. Come la magistratura politicizzata. «Nel 1994 avevo il terrore del comunismo, perché i miei genitori mi avevano mandato a scuola dai Salesiani dove avevo conosciuto un sacerdote scappato dalla cortina di ferro. Chi ha frequentato la scuola pubblica invece si è formato con il terrore del capitalismo» commenta. Spiega di aver chiesto alla Mondadori di ristampare Il libro nero del Comunismo perché è l'ideologia più criminale e disumana della storia e ha fatto 120 milioni di morti: «È una storia, quella del comunismo, che il Pci e i suoi adepti non hanno mai avuto il coraggio di rinnegare». E sui giudici: «Duemila magistrati tengono sotto di sé gli altri settemila. Nessun italiano può essere sicuro dei propri beni, dei diritti, della propria libertà».
Un capitolo importante è dedicato all'Europa, la cui politica economica è monopolizzata dalla Germania, terrorizzata dall'inflazione. «L'euro per noi è una moneta straniera.
Abbiamo rinunciato alla nostra sovranità» attacca, spiegando come l'assenza di una Banca centrale europea che stampi moneta sia stato uno dei motivi principali della crisi del debito italiano. Da qui l'intenzione di essere presente sui tavoli europei, a partire dal congresso del Ppe a Dublino: «Spero solo che questa volta i magistrati mi lascino andare...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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