L'inciucio è stato siglato a Berlino. "Ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione con tutte le forze che siano contrarie al leghismo, al berlusconismo, al populismo, quindi certamente anche col professor Monti". Pier Luigi Bersani, nel suo discorso alla Società tedesca per la politica estera (Dgap), assicura che l'accordo post-elettorale tra il Pd e la Lista Civica del Prof si farà. Anzi, lo assicura ai tedeschi, dai quali cerca di ottenere la legittimazione per governare. Naturalmente con Monti. Nonostante l'ostracismo interno e ricambiato di Vendola.
Il segretario democratico ha rivendicato il sostegno al premier dimissionario, alle sue riforme e ha tranquillizzato gli osservatori italiani che in questi giorni hanno registrato battibecchi e critiche tra lui e il bocconiano. Sono solo litigi di facciata. Perché "Monti lo abbiamo voluto noi, ha costruito una sua forza politica e nella competizione ci sono le schermaglie elettorali, ma ho sempre detto che sono prontissimo a una collaborazione".
Ma oltre agli italiani, Bersani ha rassicurato - per non dire blandito - gli elettori tedeschi, Merkel in primis: "Vedrei volentieri se, ad esempio, il Parlamento italiano e quello tedesco convocassero un'assise congiunta sul futuro dell'Europa, aprissero una discussione politica". E ancora: "Se avessimo i soldi, io farei molte riforme alla tedesca, a cominciare da alcuni aspetti del sistema di formazione e dagli ammortizzatori sociali".
Il segretario democratico benedice un asse Roma-Berlino. O meglio, Pd-Monti-Merkel. Tuttavia ancora è presto per esporsi completamente e così il leader Pd si esibisce nel gioco del bastone e della carota. Prima bacchetta dolcemente i teutonici, sostenendo che "so bene che la Germania i compiti a casa li ha fatti, ma deve riconoscere che l’euro le ha dato un vantaggio enorme nell’assetto dell’economia reale, avendo fatto i suoi compiti. Adesso però bisogna mettere in equilibrio quest’Europa: bisogna avere una visione più strategica dell’Europa, se no può scoppiarci nelle mani il progetto europeo".
Poi incensa Berlino, assegnandole addirittura la leadership europea: "La Germania è riluttante ad assumere la leadership politica, ma può portare nell’Unione politica federale di domani la forza del proprio successo economico ma anche quella del proprio modello sociale e istituzionale, invece ci sembra di vedere una certa riluttanza ad assumere un ruolo di leadership politica".
Un altro segnale del consolidato legame con Monti lo si evince quando Bersani parla del rapporto con i sindacati. "Io li ascolto, certo. Credo che così si facciano meno errori", tuttavia, "se sai dove devi andare ci arrivi" e la concertazione "non può bloccare l’azione di governo, credo al dialogo sociale ma credo anche che non debba paralizzare le decisioni e credo che questo sia possibile anche in Italia". E alla fine, è arrivata anche la dichiarazione di Monti: "Apprezzo l'apertura di Bersani, sarò disponibile ad alleanze solo con coloro che saranno seriamente impegnati sul piano delle riforme strutturali".
Il volo a Berlino del leader democratico ha subito scatenato polemiche trasversali. "Bersani ha fatto la sua scelta. Quella di stare dalla parte dei poteri forti tutelati da Monti anziché dei cittadini senza potere che evidentemente siamo solo noi a tutelare. Gli elettori ne prendano atto". Pensiero condiviso anche dal coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: "È evidente che, al di là della cortina fumogena appositamente concordata, dopo le elezioni Monti e Bersani si propongono di formare una intesa di governo che garantisca la Germania, come rivela l’incontro di Bersani con il custode del rigore del governo tedesco".
Massimo D'Alema, intervenendo ieri a Napoli, ha spiegato che "se vinceremo poi cercheremo di allargare la maggioranza ma fondamentalmente governeremo noi, non appoggeremo qualcun altro, come succede in ogni paese democratico". Insomma, nonostante le schermaglie tra Monti e Bersani, l'accordo post-elettorale appare cosa fatta.
Ma tra Monti e Bersani ci mette il dito Vendola. "Il professor Mario Monti è incompatibile con Nichi Vendola nel governo del Paese", lo ha detto lo stesso Vendola, bocciando il tandem. "I 538em;">l centro sinistra che è fatto da Pd e Sel è stato fondato da tre milioni di elettori e quindi non ha bisogno di nessuna presenza del professore Mario Monti".
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