Bersani sempre più indeciso fa le primarie per l'Agcom (ma non per la coalizione...)

Il paradosso del Pd: Bersani fa le primarie per nominare i candidati per le authority, ma ha paura di farle per decidere chi guiderà la sinistra

Bersani sempre più indeciso fa le primarie per l'Agcom (ma non per la coalizione...)

C'è il fronte di chi vuole far cadere il governo Monti e andare a elezioni il prossimo autunno. C'è anche il fronte di chi il prossimo autunno punta almeno a fare le primarie per decidere il leader del Partito democratico. E poi che Pier Luigi Bersani che, invece, tentenna, prende tempo, pensa alle alleanze ma senza valutare i contenuti. Perché di fare le primarie come da tempo chiede il rottamatore Matteo Renzi non ci pensa proprio. Per il momento i democratici dovranno, infatti, accontentarsi di scegliere i candidati per l'Agcom e per il Garante della Privacy.

Meglio scegliere sulle authority che sulla leadership del partito. Questo è poco ma sicuro. La decisione di fare le primarie per scegliere i candidati del Pd è stata presa dagli uffici di presidenza congiunti che, questa mattina, si sono riuniti con Bersani. Ai parlamentari è stato chiesto, fra le due preferenze, di indicare almeno una donna. Il metodo scelto ha, tuttavia, suscitato diversi malumori all'interno dei gruppi dal momento che non tutti i parlamentari conoscono i candidati, molti dei quali sono tecnici o docenti universitari. Qualcuno ha chiesto a Bersani che l'ufficio di presidenza del Pd si assumesse la responsabilità di indicare la scelta del partito.

Sebbene Bersani continui a prendere tempo sulle primarie di partito, all'interno dei democratici aumentano i malumori. Il boom dei grillini, la spinta verso nuove liste civiche, i timori dell'antipolitica e la classe dirigente vecchia sono tematiche che, un giorno sì e l'altro pure, vengono nuovamente messe sul piatto. Tuttavia, il dibattito interno a via del Nazareno resta immobile. La boutade del responsabile economico del Pd Stefano Fassina ha avuto l'effetto di smuovere le acque torbide. Adesso, nel Pd, tutti quanti parlano di voto (più o meno anticipato) e di primarie. "Facciamo delle grandi primarie aperte del centrosinistra: ascoltiamo la gente, una grande mobilitazione popolare da cui deve venir fuori una grande leadership", ha spiegato Sandro Gozi ai microfoni di Agorà. Sulla stessa linea anche Matteo Orfini che, in una intervista al Foglio, ha caldeggiato le primarie: "Il Pd non può rinunciare a fare una scelta di innovazione e affidarla a qualcuno così a caso".

Il problema è che a spingere per le primarie non c'è soltanto qualche illustre esponente del Pd. Anche Antonio Di Pietro e Nichi Vendola vorrebbero consultare l'elettorato di centrosinistra per scegliere il leader della coalizione. Non solo.

Il governatore della Puglia vorrebbe addirittura aprire la "foto di Vasto" anche alla sinistra radicale, mentre l'ex pm di Mani Pulite valuta un asse con il comico genovese ("Noi siamo gli unici a non vedere in Grillo un antagonista, ma un movimento con cui lavorare insieme"). In caso di primarie di coalizione, si sa, la scelta è tutt'altro che scontata: dalle urne potrebbe uscire un nome inatteso. Insomma, meglio fare le primarie per l'Agcom o per il Garante della Privacy...

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