Per capire il senso di questa giornata, per il M5s, bisogna riavvolgere un po’ il nastro della storia. E allora torniamo indietro alle assemblee di scervellati, al caos, ai ritardi inspiegabili.
Come quello di Giuseppe Conte, che si presenta davanti ai giornalisti soltanto dopo le 19 e 30, a risultati ampiamente acquisiti. E soprattutto dopo aver mandato da sola, in avanscoperta, la malcapitata Donatella Bianchi a cavalcare il filone ambientalista. Il leader Conte piroetta rapidamente sulla sconfitta in Lombardia e Lazio, poi se la prende con il segretario del Pd Enrico Letta, che aveva accusato grillini e terzopolisti di avere «lanciato un’Opa» nei confronti dei dem.
«Ascolto il redivivo Letta stappare lo champagne sulla performance del Pd, fossi in loro avrei ben poco da festeggiare». Quindi vaticina: «Qualcuno suona le campane a morto per il M5s, ma questo rimane un risultato territoriale». Anzi, aggiunge Conte, «proprio oggi è uscito un sondaggio che conferma il nostro trend in crescita». Eppure la botta si sente. Donatella Bianchi – la candidata civica del nuovo corso ambientalista e progressista – non arriva al 12% in Lazio. La lista pentastellata non raggiunge il 10%. In Lombardia i grillini sono al 4%. Bianchi arriva da sola al quartier generale molto prima di Conte. «Aspettiamo i risultati», dice quando le chiedono se siederà in consiglio regionale. «Risponderanno i vertici del Movimento», scappa dalle domande sulla mancata Opa stellata ai danni del Pd. Poi bestemmia contro il calendario: «È stata una campagna elettorale troppo veloce, non abbiamo avuto il tempo di spiegare il nostro progetto alternativo e progressista». Conte invece ricorre all’algebra per giustificare il tonfo: «Noi in Lazio abbiamo fatto un esperimento, i cartelli elettorali e le accozzaglie non ci portano da nessuna parte, bisogna prendere atto che le forze di maggioranza, nonostante le divergenze, sono brave a presentarsi unite davanti agli elettori». E poi la solita scusa: «Prendiamo atto di un risultato non soddisfacente, ma comunque un po’ in linea con la serie storica del M5s a livello territoriale, dove non avendo sedi non riusciamo a brillare, ma già da domani avremo i nuovi comitati elettorali che ci mancano». Il fair play è solo per il centrodestra: «Facciamo gli auguri di buon lavoro a Francesco Rocca e Attilio Fontana e al centrodestra, che ha saldamente in mano il Lazio e la Lombardia». Eppure alla sede del M5s da 12 mila euro al mese di affitto, Via di Campo Marzio, a due passi dal Parlamento, l’atmosfera è tetra. «Ma sì alle regionali siamo sempre andati male, pensiamo positivi», abbozzano dall’entourage di Conte già dal primo pomeriggio. Il gotha contiano è barricato in una stanza. Ci sono i capigruppo Barbara Floridia e Francesco Silvestri. Paola Taverna e la vicepresidente dei senatori Alessandra Maiorino. Il fedelissimo di Taverna Ettore Licheri e la deputata Vittoria Baldino. Conte segue lo spoglio da casa e nel frattempo twitta e posta sulle parole di Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina. Il diversivo per dimenticare una sconfitta pesante. L’ex premier, infatti, in campagna elettorale aveva puntato tutto sul Lazio. Mirava a superare il 15% e ad avvicinarsi alla lista del Pd nel computo dei voti di partito. Obiettivi falliti miseramente, nonostante il Conte superstar alla chiusura della campagna elettorale di Bianchi, che dopo le elezioni potrebbe anche tornare a condurre Linea Blu. Il tentativo di mettere in difficoltà i dem sul campo ecologista e progressista, numeri alla mano, non è riuscito. Ma chi pensa che Conta possa riallacciare un dialogo con i dem, per il momento, dovrà rimanere deluso. L’ex premier attende il congresso e sceglie di picconare su Letta. Ma nel M5s contiano comincia a sfuggire qualche voce dissonante.
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