Si potrebbe definire un caso di schizofrenia giudiziaria. Una corte d’Appello che sullo stesso caso decide in maniera opposta rispetto a un’altra. È quanto è successo ad Alternativa Popolare, lista capeggiata in tutte le circoscrizioni dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi (tranne al Centro, dove il capolista è l'ex magistrato Luca Palamara) - che per le prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno è stata ammessa dall’ufficio elettorale della Corte d’Appello di Napoli ma è stata rigettata dallo stesso ufficio della Corte d’Appello di Roma.
Il pomo della discordia è l’esenzione dalla raccolta delle firme. A Napoli i giudici mettono nero su bianco che la lista “ha diritto all’esonero” e a supporto citano la “giusta comunicazone inviata dal ministero dell’Interno pervenuta in data 29/04/2024 in base alla quale: la lista in esame riguarda il Gruppo politico Ppe che nell’ultima elezione ha presentato candidature con proprio contrassegno e ha ottenuto almeno un seggio in una delle circoscrizioni italiane al Parlamento europeo e che è affiliata a un partito politico europeo costituito in Gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali. L’affiliazione è certificata a mezzo di dichiarazione sottoscritta dal presidente del Gruppo parlamentare europeo autenticato da un notaio o da un’autorità diplomatica o consolare italiana”.
A Roma, invece, la Corte d’Appello sentenzia che “non è più sufficiente la mera affiliazione o il collegamento concordato con un partito politico europeo rappresentato nel Parlamento europeo con un proprio gruppo parlamentare, come in precedenza ritenuto da alcune decisioni dell’Ufficio elettorale nazionala. La nuova disposizione normativa è chiara e deve ritenersi adottata proprio al fine di superare le ambiguità interpretative che in precedenza avevano determinato l’emissione delle decisioni richiamate oggi non più pertinenti proprio in virtù della volontà legislativa”.
In sostanza, per la Corte d’Appello di Roma la lista avrebbe dovuto raccogliere le sottoscrizioni degli elettori previste dalla legge e per questo motivo non ha ammesso la lista.
Interpellato dal Giornale, il presidente di Alternativa Popolare, Paolo Alli, ha dichiarato: “Per noi naturalmente ha ragione la corte di Napoli, ma evidentemente è piuttosto curioso per non dire preoccupante che ci sia una situazione del genere. Noi abbiamo già depositato il ricorso contro l'esclusione da parte della Corte d'Appello di Roma e poi sarà l'ufficio elettorale centrale presso la Corte di Cassazione a prendere la decisione finale. Intanto non sappiamo come saranno i giudizi delle altre tre circoscrizioni, ma è chiaro che se venissimo azzoppati in qualche circoscrizione faremo ancora più fatica a raggiungere la soglia del 4%”.
Entrando nel dettaglio tecnico poi Alli ha aggiunto: “Noi siamo convinti di avere l'esenzione rispetto alla raccolta delle firme perché riteniamo che le ultime modifiche introdotte alla legge elettorale non cambiano le condizioni per le quali noi stessi eravamo steati ammessi come lista nel 2019 e le condizioni per le quali nel 2014 la Corte di Cassazione aveva ammesso i Verdi riconoscendoli come appartenenti alla famiglia europea di un partito rappresentato dal Parlamento Europeo.
E tutto ciò è contenuto anche nel dossier che il Centro Studi di Camera e Senato ha pubblicato a commento della famosa normativa modificata”. Insomma, adesso bisogneranno attendere le altre decisioni delle corti per capire se la schizofrenia continua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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