Le cariatidi Finocchiaro e Bindi cercano un restauro al Sud

Le due "vecchie volpi", che il Pd non vuole pensionare, in corsa alle primarie Anna a Taranto e Rosy a Reggio Calabria, feudi quasi blindati di Bersani

Le cariatidi Finocchiaro e Bindi cercano un restauro al Sud

Le nobildonne del Pd ricominciano da capo. La Finocchiaro e la Bindi tornano a sporcarsi le mani, si rimettono in gioco come tremebonde apprendiste della politica. Loro, che fanno politica a tempo pieno dal Paleozoico della Repubblica, che ne hanno viste e ne hanno fatte di ogni, in senso buono, senza offesa. E chissà se è solo un caso che proprio il Paleozoico, nel frasario geologico, rappresenti l'Era Primaria. Caso o non caso, proprio da lì ripartono, dalle Primarie del Pd, sperando di non sparire una volta per tutte sotto i colpi di una nuova era.

Week-end di fine anno e di fine legislatura, week-end di gara per le signore antiche del Pd: a termini di regolamento sarebbero pensionabili per sopraggiunto limite di legislature, ma Bersani le ha affettuosamente rigenerate, presentandole come nuove. Le eccezioni ci sono proprio perché la regola è ferrea, dicono, altrimenti non sarebbero eccezioni. Però c'è un però: bisogna prima passare la pre-selezione, questa consultazione della base che rischia di giocare brutti scherzi. O belli, a seconda dei punti di vista.

A scanso di questi scherzi, PierBersy s'è preso qualche precauzione: va bene la gara, ma per queste dame così fedeli del suo gineceo meglio predisporre una gara poco cruenta. Eccole così catapultate verso province dell'impero altrettanto fedeli. La Bindi a Reggio Calabria, dove Bersani nel derby con Renzi ha stravinto. La Finocchiaro a Taranto, in piena area Ilva, dove Bersani è ugualmente forte, e pazienza se al suo arrivo la catapultata ha dovuto prendersi un mezzo container di fischi dall'area calda della contestazione.

Per la cronaca, entrambe le damigelle di Bersani non hanno tradito imbarazzi davanti alla prova brutale delle primarie. La Finocchiaro ha tenuto a precisare di aver chiesto personalmente la verifica popolare, ponendola addirittura come condizione: «Io non devo farmi perdonare niente. Ho lavorato molto. E bene. Sono un po' irritata perché io me ne volevo stare a casa, ma il partito ha detto che ha bisogno di me. Allora ho accettato, dicendo però che mi faccio le primarie».

Non le va di passare per quella che proprio non ce la fa senza la sedia a Roma. Chiarisce che accetta per puro spirito di servizio, e solo il cielo sa quanto sia sincera. Che poi sia finita a Taranto, in bocca agli operai esasperati, è solo pane per i suoi denti: come noto, la Finocchiaro porta i pantaloni più di tanti maschi, dentro il suo partito e pure fuori.

L'altra amazzone, la zia Rosy, non ci ha nemmeno pensato di starsene a casa. La sola idea l'ha mandata in bestia. Posso avere duecento legislature alle spalle, ha detto, ma mi sento ancora fresca come una novizia. Porre un tetto ai mandati dei parlamentari le sembra un'idea idiota: che discorsi sono, se un politico ha sempre fatto bene e ha ancora tanto da dare, perché lasciarlo fuori. Ovviamente ne ha fatto una questione di principio, anche se poi per inciso la sua battaglia è servita pure a lei.

Così, per non privarsi della sua esperienza entusiasta, o del suo entusiasmo esperto, Bersani l'ha inserita tra le eccezioni. Però, prima, anche per lei l'esame della base. Rispetto alla Finocchiaro, la Bindi si sarebbe verosimilmente risparmiata lo stress di questo week-end, ma alla fine qualche regola e qualche ordine li sa incassare pure lei. Oltre tutto, Bersani non l'avrà magari inserita nel listone bloccato dei candidati a prescindere, ma comunque le ha riservato la corsia preferenziale di Reggio Calabria: quella direttrice autostradale è uno strazio per tutti, non per l'area Bersani. Lì gli uomini del segretario viaggiano alla grande.

E per scaldare il motore, la Bindi si è così espressa nei warm-up della vigilia: «Ho accettato volentieri Reggio Calabria perché penso davvero che sia il Mezzogiorno la priorità del governo di centrosinistra».

Gran belle parole. Anche se è certo che ne avrebbe trovate di altrettanto toccanti in caso l'avessero catapultata a Udine, a Cuneo o a Cesena. Il Nord-Est, il Nord-Ovest, l'Appennino Tosco-Emiliano: tutte priorità.

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