Caro Feltri, presentiamo insieme i nostri libri

Possiamo parlarne oppure siccome critico Giorgia Meloni non ho diritto di parola altrimenti mi accusano di sessismo?

Caro Feltri, presentiamo insieme i nostri libri
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Caro Direttore Feltri,

sono un suo lettore accanito.

Dunque, lo confesso, quando ho letto la sua recensione al mio libro L'Influencer dedicato a Giorgia Meloni sono stato contento perché essere recensito da lei è comunque un onore, nonostante la stroncatura del libro. Onestà intellettuale vuole che aggiunga che non sono invece minimamente un suo elettore. La considero una delle persone meno adatte in assoluto a fare politica. Riguardo al mio libro ho l'impressione che lei non lo abbia letto e si sia fermato al primo capitolo.

Non c'è alcuna invidia verso la comunicazione di Giorgia Meloni. Scrivo nel testo edito da Piemme e confermo qui che Giorgia Meloni è bravissima a comunicare. Altro che invidia, ammirazione. Ma se uno si toglie gli occhiali dell'ideologia e legge il libro trova insanabili contraddizioni nel racconto della premier. Dice di aver costruito nel 2011 un partito contro Berlusconi, ma l'ha fatto con i soldi di Berlusconi e alleandosi con Berlusconi, senza il quale non sarebbe mai entrata in Parlamento né nel 2006, né nel 2008, né nel 2013.

Era con Putin ed è passata con Zelensky. Era contro l'euro ed è diventata europeista a giorni alterni. Era contro Ursula e ha votato per Ursula. Era contro il JobsAct, Industria 4.0, lo Sblocca Italia, le trivelle, i termovalorizzatori, il Tap: era contro tutte le misure del mio governo. Adesso ha cambiato idea praticamente su tutto. E non parlo qui di ciò che diceva sull'Arabia Saudita o sull'India, ma chi avrà la pazienza di leggere il libro non troverà a differenza di quello che lei scrive, direttore, nemmeno un insulto: solo fatti, documenti, citazioni puntuali.

La verità è che io sono preoccupato. La situazione internazionale è molto seria. Arrivano i dazi, le bollette sono un problema. E non bastano persone brave a comunicare.

Dieci anni fa Giorgia Meloni diceva di voler mettere in Costituzione un tetto alla pressione fiscale, indicando il 40%: oggi la premier rivendica con soddisfazione l'aumento della pressione fiscale oltre il 43%. Intanto in Albania stiamo buttando via un miliardo di euro in un centro migranti inutile. I poliziotti e i carabinieri che li presidiano dovrebbero essere riportati a casa per tutelarci. E magari quel centro potrebbe diventare un carcere per detenuti albanesi. Possiamo parlarne oppure siccome critico Giorgia Meloni non ho diritto di parola altrimenti mi accusano di sessismo?

Conosco le critiche che mi vengono fatte. Sono sempre le stesse. La prima. Hai il 3% e dunque non puoi parlare di chi ha il 30%. Segnalo che si chiama democrazia proprio quella esperienza in cui alle minoranze è consentito parlare. La seconda. Renzi deve lasciare la politica. Per il referendum, per le conferenze, per la dichiarazione dei redditi. Quando ho perso il referendum mi sono dimesso da tutto e se sono tornato due volte in Parlamento è perché sono stato votato. Questo può bastare per partecipare al dibattito democratico? Oppure vogliono farmi un'altra legge ad personam come quella che è finalizzata a colpire me e solo me approvata su richiesta di Giorgia Meloni? L'invidia sociale verso chi guadagna bene non è mai stata una caratteristica della destra liberale ma casomai della sinistra. Avermi aggredito per la mia dichiarazione dei redditi è quanto di più illiberale abbia mai fatto la destra in Italia. O sbaglio, caro direttore? Infine. I libri servono a conoscere, studiare, dialogare. Criticare. Altrimenti non sono libri. Se il mio Influencer è in testa alle classifiche della saggistica e messo bene anche in classifica generale significa che a dispetto dei sondaggi c'è ancora gente che ha voglia di confrontarsi.

Ho però una proposta da farle direttore, come ci siamo detti questa mattina al telefono. Facciamo una presentazione insieme.

Io presenterò il suo ultimo libro, Il latino lingua immortale, che ho letteralmente divorato. Lei presenterà il mio libro sulla Meloni. Alla fine ognuno resterà sulle proprie posizioni, penso. Ma tutti usciremo arricchiti. Perché è il dialogo che fa la differenza. Non l'odio.

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