Case all'asta e cessione dei debiti. Allarme dei pm: rischio estorsione

Milano indaga sul fenomeno cartolarizzazioni, gestite da Spv con sede all'estero e titolari anonimi. Nel mirino l'ex ceo Lehman

Case all'asta e cessione dei debiti. Allarme dei pm: rischio estorsione
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In giro per l'Italia ci sono raider affamati del nostro patrimonio, speculatori anonimi nascosti dietro società di diritto olandese o inglese o grandi organizzazioni criminali che riciclano così gli enormi proventi del narcotraffico grazie all'allarme mutui, figlio della crisi post Covid e dell'aumento dei tassi. I nostri debiti sono stati «cartolarizzati», impacchettati e venduti sotto costo all'asta al miglior (o peggior?) offerente, le aste giudiziarie sono uno dei principali canali di riciclaggio grazie a spregiudicate alchimie finanziarie di commercialisti, notai e professionisti, su cui adesso la Procura di Milano ha acceso i riflettori. L'indagine del pm milanese Francesca Crupi contesta all'ex ceo di Lehman Brothers Italia, il finanziere Riccardo Banchetti, una possibile estorsione. Per un debito iniziale di 5,8 milioni contratto nel 2008 dalle società Ici e Iri - poi diventati 6,2 milioni con gli interessi - l'imprenditore Alessandro Frescura sarebbe stato costretto a svendere i suoi immobili nelle zone più prestigiose di Milano e di Genova, un patrimonio quotato almeno 20 milioni, senza per questo riuscire a sfuggire alla morsa della Spv che ha «acquistato» il suo debito nel 2016 (a 4,15 milioni, pare). Spv sta per Special purpose vehicle, il novum di questa inchiesta è aver individuato, per la prima volta, quello che la giurisprudenza definisce il titolare effettivo dietro l'Spv, ovvero chi è legittimato ad agire dopo aver acquistato il debito. Da qui la denuncia contro Spv Project 1516 Srl (controllata dalla no profit olandese Stitching Spem), dietro cui ci sarebbe Eidos Partners Srl, financial advisor che fa capo a

Banchetti e alla società londinese Pactum Investement Holding Limited. Per il pm il manager avrebbe approfittato «dello stato di bisogno delle parti offese e dello squilibrio delle rispettive posizioni negoziali, mediante minaccia delle procedure esecutive, tenendo comportamenti vessatori, dilatori e ostruzionistici».

Qual è il trucco? Far scattare esecuzioni immobiliari a condizioni impossibili da rispettare, imponendo come riscossione tempi strettissimi per le rate, con uno schema ricorrente sul computo degli interessi di mora, schizzati anche al 16% perché calcolati sistematicamente su quelli scaduti (in pratica anatocismo). Così il debito residuo impazzisce e l'imprenditore è costretto a deprezzare il patrimonio pur di onorare le rate, svendendo le case. Alcune aste sono già state sospese perché «viziate» da una serie di elementi sospetti, ma ad oggi questa facoltà dipende solo dalla discrezionalità del magistrato. Ecco perché servirebbe un pesante intervento legislativo sull'articolo 586 del Codice di procedura civile, magari con l'individuazione di una white list di acquirenti.

Sovente i fondi di investimento - finanziati da obbligazioni a capitale garantito, con sottoscrittori ignoti e utili distribuiti nei paradisi fiscali - rastrellano semi indisturbati le case finite all'asta dalle famiglie sovra-indebitate e dagli imprenditori in difficoltà. Chi partecipa vuole acquisire e rivendere l'immobile nel minor tempo possibile, senza versare plusvalenze. «Ecco perché non c'è un reale interesse a chiudere le trattative sul debito, tenute in piedi più possibile proprio per lucrare sugli interessi di mora», spiega un inquirente. Nei giorni scorsi era fissata la penultima asta, il 30 luglio quella decisiva per l'imprenditore genovese, difeso dal legale Ferdinando

Stucci, che a Prefettura e Questura ha fatto appello affinché congeli la licenza per il recupero crediti di Banchetti, richiamando anche l'articolo 20 della legge 44/1999, che prevede la sospensione delle aste per usura ed estorsione. Basterà un avviso di garanzia per perdere questi requisiti di idoneità? Il giudice la pensa diversamente. Anche Bankitalia potrebbe adottare le stesse misure, previste dagli articoli 106 e 109 del Testo unico bancario, nei confronti di Eidos Partners.

In Parlamento ci sono due proposte di Pd e M5s sulla «cartolarizzazione sociale» per permettere al debitore in difficoltà di vivere nella casa pignorata pagando un affitto, mentre Fratelli d'Italia propone di agevolare il recupero dei crediti in sofferenza per favorire il ritorno in bonis del debitore ceduto ed evitare l'altissimo rischio usura, come denuncia da tempo anche la Guardia di Finanza in commissione Antimafia.

«Non è scontato che l'attività di recupero del credito ceduto possa essere esercitata da chiunque si dichiari incaricato all'incasso», è il ragionamento dell'avvocato Gianluca Bozzelli, esperto di diritto bancario.

«Il meccanismo delle cartolarizzazioni fa diventare leciti guadagni conseguiti con mezzi illeciti», sottolinea chi da tempo dà la caccia ai padrini nascosti dietro i colletti bianchi. Chissà che la Procura milanese non abbia trovato un filone antimafia ancora tutto da esplorare.

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