Zelensky ha fatto 3 errori, il gran bordello Ue e Ursula: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: l'annuncio sulle auto elettriche, il Papa che peggiora e la guerra in Ucraina

Zelensky ha fatto 3 errori, il gran bordello Ue e Ursula: quindi, oggi...

- Ci sono due o tre cose strane sul vertice di Londra andato in scena ieri. Primo: solo pochi giorni fa era stato realizzato un incontro simile, ma a Parigi e nelle due occasioni i leader invitati sono stati diversi. Che senso ha parlarsi a rate? Secondo: ieri in Gran Bretagna sono stati invitati il Canada e la Turchia, che di europeo hanno ben poco se non il fatto che entrambi fanno parte della Nato. Poi c’era Olaf Scholz, che ha la stessa credibilità politica di Topo Gigio avendo perso le elezioni ed essendo destinatario di un preavviso di sfratto nel giro di poche settimane. Terzo: c’era la Romania (seppure col facente funzione, visto il gran caos delle elezioni annullate per non si capisce bene cosa), ma non l’Ungheria la cui unica colpa, diciamola così, è quella di non pensarla come le altre capitali europee. Davvero pensiamo che tutto questo bordello di posizioni, peraltro non condivise con gli Usa, possa confrontarsi con la granitica solidità degli Stati Uniti, forti e soprattutto politicamente stabili? Infatti, manco il tempo di dormirci sopra la notte, che l’ipotesi della tregua di un mese lanciata da Macron è già quasi crollata, visto che Starmer ci ha tenuto a far sapere che nessun accordo è stato trovato. Mah.

- Vi ricordate quando gli attivisti di Ultima Generazione nel gennaio del 2023 versarono vernice gialla lavabile sul dito di Cattelan a Milano? Beh: gli eco-green erano stati accusati di imbruttimento di beni culturali o paesaggistici, reato che è punito da 2 a 5 anni di reclusione e con multe fino a 15mila euro. Ma il Tribunale ha disposto, due anni dopo i fatti (DUE!!!), il non luogo a procedere per i tre imputati. Il motivo? State a sentire l’assurdo. Secondo il giudice il reato va riqualificato nel più banale “deturpamento di beni mobili semplici” perché l'azione di protesta si è concentrata esclusivamente sul basamento dell'opera di Cattelan, che non farebbe parte della stessa. E poiché per quel reato serve la querela del Comune, che non l’ha presentata, tanti saluti alla giustizia. Non è finita qui. Perché la fiera dell’assurdo riguarda anche il processo. A parte l’artista Cattelan, che si era schierato a favore dei militanti green, nel più perfetto esempio di politicamente corretto, sappiate che tra i testimoni chiamati a deporre c’era anche Tomaso Montanari, professore e rettore, nonché nemico giurato della Meloni, il quale con una consulenza aveva escluso "in radice alcun intento vandalico" parlando invece di opere d'arte "interattive e transitive" che nascono per interagire con il pubblico. Opere che nascono per interagire con il pubblico: quindi vernice libera, è arte! Ma avete capito? Dunque tanti saluti non solo alla multa, ma anche al rimborso dei 447 euro di danni per la pulizia dell’opera. Che dunque pagheranno i cittadini milanesi con le loro tasse. Poi ci chiediamo perché siamo un Paese con scarsissima fiducia nella magistratura.

- Anche Google chiede ai dipendenti di andare al lavoro in presenza e tanti saluti allo smart working. Chi ha ragione? Nessuno. O meglio: lo smart working è una grande invenzione (chi scrive ne sa qualcosa), ma tutto dipende dal dipendente. E da come lavora. Non va bene per tutti. C’è chi produce meglio se può scegliere, quando ha bisogno, di lavorare da casa e chi invece ne approfitta per trastullarsi in pigiama. La soluzione sono gli accordi individuali, in barba alla contrattazione collettiva che ci vorrebbe tutti uguali.

- Il Papa ha avuto altre due crisi, dopo quella di venerdì. Non sono buone notizie soprattutto perché il ricovero si prolunga ormai da due settimane e difficilmente ne uscirà prima di altre due. Può la Chiesa restare senza la sua guida per così tanto tempo, si chiede qualcuno?

- Ursula von der Leyen annuncia che le multe previste per il 2025 per le aziende automobilistiche che non rispettano i parametri sulle emissioni di C02 (praticamente nessuna, causa flop delle vendite di elettrico) avranno 3 anni per adeguarsi e non dovranno quindi pagare multe quest’anno. Bene. Bravi. Bis. Ma è un po’ come rimandare a domani ciò che dovremmo fare oggi: ovvero abbandonare del tutto l’ossessione elettrica, seguendo il mercato e non imponendo prodotti che il consumatore al momento non vuole o non può permettersi. Magari un giorno guideremo tutti e-car perché più convenienti, ma oggi (e neppure nel 2035) non è così. Prendiamone atto prima che sia troppo tardi.

- La questione è questa: le auto elettriche europee costano troppo perché le batterie europee sono estremamente costose. Quale soluzione, dunque? La prima: acquistare le celle in Cina, il che però ci renderebbe dipendenti da Pechino e sarebbe inutile anche da un punto di vista ambientale (è sciocco chiedere agli europei di guidare auto le cui batterie vengono realizzate lì dove si brucia carbone a gogo). Seconda opzione: produrre batterie europee meno costose, e qui la grande idea di Ursula sarebbe quella di spendere soldi dei contribuenti per incentivi massicci al settore in modo che il prezzo delle elettriche Ue arrivi più o meno a quello delle cinesi. Un modo per drogare il mercato, che pagheranno a caro prezzo i nostri figli.

- È stata vietata la presentazione del libro "Le spine e il Garofano" di Yahya Sinwar presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza. Bene così. Sarebbe stato paradossale cacciare Ratzinger e accogliere un terrorista. Anche se io, sinceramente, i libri li presenterei tutti. Anche il Mein Kamp.

- C’è un’interessante analisi di Yaroslav Hrytsak, storico ucraino, sulla clamorosa sfuriata di Trump a Zelensky nello Studio Ovale. Sarà anche stato un “agguato”, come dice qualcuno; oppure The Donald ha solo reagito alla sfacciataggine del leader ucraino, come dicono altri? Quel che è certo che l’incontro poteva essere preparato meglio. In che modo? Primo: Zelensky poteva evitare di farsi trascinare in quella conferenza stampa. Secondo: doveva parlare in ucraino, visto che l’inglese l’ha appreso da poco e lo mastica male. Terzo: doveva presentarsi a Washington con una strategia chiara, ben sapendo che Trump non è Biden. Quarto: di fronte alle prime invettive di Vance, invece di rispondere avrebbe dovuto ringraziare per gli aiuti, prendere tempo, incassare e non farsi travolgere dalla rabbia. Insomma: il presidente Usa avrebbe potuto trattarlo meglio, ma Zelensky si è messo nella condizione di essere schiaffeggiato. E in politica questo conta tantissimo.

- La bozza delle conclusioni Ue per il vertice sull’Ucraina previsto per giovedì sono il plastico esempio dell’inutilità di un Continente che non è unito, non vuole esserlo e soprattutto è costruito appositamente per non produrre risultati concreti. In pratica l’idea sarebbe questa: il cessate il fuoco (proposto ieri da Macron) sarà possibile solo se parte di un accordo di pace. Maddai! Sai che novità! E ci volevano due vertici per metterlo nero su bianco?

- Ah quindi fatemi capire. Sull’Ucraina abbiamo fatto nell’ordine: un vertice a Parigi con 4 gatti; un vertice a Londra in 17 gatti, più Turchia e Canada; e adesso ne fanno un altro con tutti i leader europei. Sinceramente: ma che senso ha?

- Sabato in Ucraina è successa una tragedia, ma che dà bene il senso di quanto sia difficile la situazione laggiù. Un missile russo ha colpito una base di addestramento uccidendo almeno 39 soldati e ferendone un centinaio. I comandanti avevano stupidamente chiesto un’adunata inutile, roba di formalità militare, trasformando di fatto il campo in un perfetto bersaglio per il tiro a segno russo. Cosa ci racconta questo episodio? Che l’Ucraina fa fatica. Che i sistemi anti-droni e di allarme non hanno funzionato a dovere.

Che c’è molto malcontento tra i militari e l’opinione pubblica verso i comandanti che stanno gestendo la guerra lungo la linea di contatto. E tutte queste non sono buone notizie per Kiev, che già deve fare i conti con la lite tra Zelensky e Trump.

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