Il classico si rinnova Ora la giacca è maxi

Mi si nota di più se faccio delle cose speciali e le racconto in modo normale o se non faccio niente di strano e lo presento in modo straordinario? Stefano Pilati si deve essere posto la stessa domanda di Nanni Moretti in Ecce Bombo preparando la collezione Zegna della prossima estate in passerella ieri a Milano con un tale dispendio di uomini, mezzi e parole da soverchiare quasi la squisita eleganza dei capi. Su questa non si discute: dal primo soprabito blu tagliato a vestaglia agli ultimi completi gessati con nuove rigature, tutto ci è sembrato straordinariamente chic. Difficile ma comunque interessante la nuova proporzione della giacca sovradimensionata da ricordare quella detta «della crescita» perché le famiglie cattoliche la comprano ai figli maschi per la Prima Comunione e quelle ebraiche in vista del Bar Mitzvah. Perfetto invece l'uso del colore dal blu aperto spezzato con il blu di mezzanotte per poi arrivare a un'infinita varietà di righe enfatizzata anche dal nuovo cashmere double (nome in codice «Century») che Pilati ha sviluppato con il lanificio Zegna a Trivero per costruire giacche, blouson, soprabiti e cappottini d'inaudita leggerezza. Insomma un gran bel lavoro, con qualche azzardo tutto sommato coraggioso perché cambiare faccia al classico senza cadute di stile è quasi impossibile. Dunque perché descrivere tutto questo con astrusi concetti sulla traslazione tra architettura e spazio? La scenografia prevede infatti lo scheletro di una casa in costruzione sullo sfondo della sala e le luci AJ Weissbard, light designer di Bob Wilson. La domanda a questo punto è una sola: quanto deve vendere la collezione Zegna Couture per giustificare simili costi? Non è dato sapere. Sappiamo invece molto bene che Ennio Capasa ha due grandi passioni - il rock e la sartorialità - su cui si basa lo stile di Costume National. L'ha fatto anche ieri con una collezione perfetta perché tutto quello che abbiamo amato nel modo di vestire di Bob Dylan, Jimi Hendrix, Jim Morrison, John Lennon e David Bowie ci è stato restituito con una nuova leggerezza: la sofisticata semplicità della vera eleganza. La sahariana, il trench, l'abito portato a pelle con il panciotto al posto della camicia, i pantaloni di camoscio viola con la camicia in seta color zucca e perfino il borsello ci hanno portati al futuro senza dimenticare la generazione che ha cambiato l'estetica, la percezione e il punto di vista maschile sulla moda. Da Trussardi va invece in scena lo stile un po' smargiasso degli zooties, una sottocultura afroamericana nata ai tempi del proibizionismo noti anche come età del Jazz e poi sfociata nello stile di Kid Creole. Gaia Trussardi cita anche i ritratti del fotografo Seydou Keita tra le sue fonti d'ispirazione, ma non ne avrebbe bisogno perché ha centrato l'obiettivo delle tendenze di stagione: gessati, l'abito a tre pezzi, le giacche più lunghe e più larghe del solito, i pantaloni col risvolto. Tutto bianco e senza grandi emozioni da Corneliani: urge fare il punto sul nuovo.

Andrea Pompilio, invece, esplora lo stile del figlio ribelle della buona borghesia milanese, quello che ruba la gonna a pieghe della mamma e se la fa cucire sulla camicia. Inevitabile che poi la poveretta si attacchi al Fernet.

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