Chiamatela pure Rialleanza Nazionale. O, se preferite, An 2.0. «Sì - spiega Ignazio La Russa - il sogno è questo. I Fratelli d'Italia vogliono creare un nuovo centrodestra europeo e moderno, che poi sarebbe quello originale di Fiuggi». Ma se questo è il futuro, c'è anche un presente. «Il nostro obiettivo per domenica e lunedì? Intercettare gli indecisi, offrire un'alternativa più solida a chi, anche giustamente, è attratto dal Movimento Cinque Stelle».
Dunque Grillo ha ragione?
«Ce l'ha, almeno per quanto riguarda la denuncia di certi mali italiani e la lotta alla cattiva politica. Però, se la diagnosi è uguale, la ricetta per guarire il Paese è opposta. Noi all'antipolitica contrapponiamo la politica bella, fatta di impegno, valori e passione».
Sareste voi gli anti-Grillo?
«Certo. Basta pensare a chi è il nostro simbolo, Giorgia Meloni. Una giovane che frequenta il mugnanio da tanto tempo senza mai sporcarsi di farina. E io sono felice di essermi rimesso in gioco per fare da apripista per i giovani, come lei e Guido Crosetto».
Ce la farete a entrare in Parlamento?
«Ne siamo sicuri. Siamo nella coalizione di centrodestra, ci basta il due per cento, ma siamo attorno al quattro. Quello a Fratelli d'Italia è un voto utile. Siamo partiti faticosamente il 21 dicembre, a due mesi dall'apertura delle urne, con in mezzo Natale e le altre feste. Non volevamo mettere in piedi l'ennesimo partitino della destra, abbiamo pensato a qualcosa di più ampio, gettare il seme per rifondare il centrodestra. La nostra ambizione è quella di contagiare il Pdl».
Quindi Fratelli d'Italia è un'esperienza provvisoria?
«Vedremo. Intanto cerchiamo di far attecchire la pianticella. La contaminazione del Pdl sta già dando frutti, ad esempio sulla pulizia delle liste o sull'Imu. Ci aspettiamo altri passi sulla sicurezza e la dignità nazionale. Ha visto? Il caso dei due marò è sparito dalla campagna elettorale».
E Berlusconi che ne pensa?
«È d'accordo, abbiamo deciso insieme di separarci. Se davanti agli elettori ci presentiamo divisi, l'alleanza comunque resta».
Avete cambiato schema, siete passati dal gioco a uomo, Silvio, a quello a zona...
«Così copriamo meglio tutto il campo. Però non si tratta di una scelta tattica per prendere più voti, ma di una scelta strategica, perché ognuno deve la propria identità. Il Pdl forse era nato troppo in fretta, poi si è sfasciato subito anche per colpa di Fini e Berlusconi è dovuto andare avanti riproponendo il modello Forza Italia. Non ha avuto alternative, ma adesso il partito unico non funziona più. In futuro magari torneremo insieme».
Il Cavaliere copre il centro, voi l'area di destra. È questa l'idea?
«Fino a un certo punto. Noi non vogliamo essere l'ala destra del Pdl, abbiamo pretese maggiori.
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