Richieste (respinte) di rinvii, ipotesi di un nuovo ufficio di presidenza, telefonate e incontri con gli uni e con gli altri per cercare di evitare lo strappo. La strada della mediazione è lunga e tortuosa e per ora fallimentare. L’antivigilia del Consiglio nazionale del Pdl non poteva che essere così: fatta di mosse e contromosse. Governativi versus lealisti e viceversa, ognuno impegnato a uscire "vincitore".
Silvio Berlusconi ha deciso che vuole tentare di incarnare la sintesi. Perché l’appuntamento sia quello che lui desidera: la celebrazione del "momento storico" del ritorno a Forza Italia e "allo spirito del ’94". In pratica, una celebrazione della sua leadership. Ma le posizioni delle due anime del partito non sembrano mai essere state così distanti. Nell’incontro di ieri sera, Angelino Alfano ha posto le sue "condizioni" per evitare la scissione: via libera a un nuovo documento in cui si mettesse nero su bianco che la battaglia contro la decadenza è sacrosanta ma va scissa dal governo, che l’esecutivo deve andare avanti fino al 2015 e che lo statuto della rinata Forza Italia venga modificato per inserire la figura di due coordinatori (rappresentativi delle due fazioni) con una caratteristica specifica: il potere di firma delle liste elettorali. Il tutto sarebbe dovuto passare attraverso un nuovo ufficio di presidenza da convocare prima del Consiglio nazionale.
Pare che il cavaliere abbia ascoltato e si sia mostrato possibilista, salvo questa mattina richiamare il vicepremier per dire che aveva bisogno di pensarci meglio. Perché i lealisti non hanno certo intenzione di stare a guardare e il messaggio al Cavaliere lo hanno mandato forte e chiaro. Nel corso del pomeriggio si sono riuniti al partito e poi, a nome della delegazione, Raffaele Fitto è andato a palazzo Grazioli. Sul piatto, spiegano fonti vicine a Palazzo Grazioli, ci sarebbe l’ipotesi di un nuovo documento, molto più duro di quello emerso dall’ufficio di presidenza, soprattutto sul tema del rapporto governo-decadenza. Non è detto che venga mai reso noto, la bozza però esiste e i lealisti sono pronti a tirarla fuori per andare alla conta. Convinti, come sono, che i numeri del Consiglio nazionale siano dalla loro parte e non da quella degli alfaniani, insistono nello spiegare al Cavaliere che il rinvio del voto sulla decadenza rischia di essere una mera illusione e che se cambia la sua linea finirà per premiare chi lo ha tradito invece di chi lo ha sempre difeso. Il loro messaggio è netto e suona più o meno così: "I ministri ti vogliono commissariare togliendoti anche il potere di firma, accettare la loro linea sarebbe come tornare a prima dell’ufficio di presidenza, anzi peggio".
Ragionamenti che Fitto svolge a Berlusconi mentre a qualche centinaio di metri Alfano torna a riunire, per la seconda volta in due giorni, deputati e senatori a lui vicini. "Il partito dei falchi è quello che vuole la crisi al buio - ha detto il vicepremier ai suoi - noi dobbiamo mantenere separate le questioni della vita del governo dalla decadenza da senatore di Berlusconi. Difenderemo fino in fondo il Cavaliere, ma il governo deve restare una questione distinta". I governativi, quindi, mantengono il punto: il governo deve andare avanti anche se Berlusconi sarà dichiarato decaduto da senatore. Si valuta l’atteggiamento da tenere e resta anche l’ipotesi di disertare l’appuntamento qualora l’ex premier non dovesse accogliere le loro richieste. Domani orneranno a riunirsi nuovamente. "La nostra posizione è chiarissima - ha sottolineato Andrea Augello - Berlusconi deve dirci se ha trovato o meno una soluzione".
Decisive, come sempre in questi casi, saranno le prossime ore. In cui, tra l’altro, il Cavaliere tornerà a incontrare un po' tutti. D’altra parte, a chi in queste ore gli chiede cosa accadrà, replica: "Come sempre dal ’94, sono io che rappresento la sintesi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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