Ci sono Sergio Mattarella, Guido Crosetto e le Frecce Tricolori, che - come vuole la tradizione - disegnano di bianco, rosso e verde il nuvoloso cielo di Cagliari. Mancano, causa vento, i sei paracadutisti della Folgore che avrebbero dovuto lanciarsi con un vessillo tricolore per poi atterrare davanti alla tribuna che ospita il capo dello Stato e il ministro della Difesa. Aleggia, invece, un clima che è di festa soprattutto grazie alle scolaresche che continuano a intonare l'inno anche quando la banda interforze è ormai a «riposo».
D'altra parte, era il lontano 1976 quando - in Fiorivano le viole - Rino Gaetano cantava «Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tuttora in voga». Quasi cinquanta anni fa, geniale e profetico. Sullo sfondo, però, resta il peso di un mondo dove si diffondono «instabilità» e «insicurezza». Che - dice nel suo intervento Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato maggiore della Difesa - «non risparmiano nessuno». Il riferimento, davvero esplicito per essere non una conferenza di addetti ai lavori ma un'occasione pubblica in cui si celebra il Giorno dell'unità nazionale e delle Forze armate, è netto. Perché «gli eventi orribili del 7 ottobre ci hanno posto di fronte a qualcosa di inconcepibile». Quanto accaduto va «condannato senza riserve», ma «l'intangibilità delle popolazioni civili è un dogma». Infine: «Abbiamo davanti sfide epocali, ma il terrorismo è la più insidiosa».
Insomma, neanche troppo tra le righe si coglie il timore e l'allerta dei vertici militari davanti all'escalation in corso in Medio Oriente. Mattarella - che in mattinata ha deposto una corona d'alloro al Milite ignoto, accompagnato dalla premier Giorgia Meloni e dai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana - elogia il «prezioso» contributo delle nostre Forze armate «nelle missioni internazionali». Il capo dello Stato a Cagliari non interviene, si limita a un messaggio scritto e assiste alla parata accolto al suo arrivo da molti applausi. D'altra parte, le sue preoccupazioni sulla «irresponsabile spirale di violenza» innescata prima dall'invasione della Russia in Ucraina e ora dal conflitto in Medio Oriente, le ha ribadite più volte in questi giorni.
Parla invece Crosetto. Che evoca la battaglia navale di Lepanto del 1571 per auspicare che quanto sta accadendo a Gaza «non scateni una nuova e assurda guerra di civiltà religiosa, politica e ideologica tra Cristianesimo e Islam, tra Occidente e Oriente». Il ministro della Difesa dice che dobbiamo preparaci a «qualunque scenario», anche il «peggiore». Ma insiste sulla necessità che si dia un «segnale» che l'Italia «non vuole uno scontro di civiltà». Cautela, insomma. Perché «Israele è stato aggredito dai terroristi» di Hamas e sta combattendo una guerra per la sua sopravvivenza». Ma «abbiamo invitato» Tel Aviv a «rispettare le regole che devono contraddistinguere i Paesi democratici» perché «i civili devono essere lasciati al di fuori». Crosetto cita la battaglia di Lepanto - uno dei cavalli di battaglia della Lega di Umberto Bossi post 2004 - forse anche per mandare un messaggio a Matteo Salvini, in piazza a Milano.
«No a guerre di civiltà», dice. Insomma, no a contrapposizioni e conflittualità. D'altra parte, che Meloni e tutta Fdi (Crosetto su tutti) considerassero la scelta della Lega di scendere in piazza un «errore» è cosa nota da settimane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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