È arrivato, dopo una serie di rinvii necessari a trovare la copertura, il decreto sui debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che dovrebbe, nelle intenzioni del governo, reimmettere un po' di liquidità nel sistema economico italiano e consentire al Paese di ripartire. Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi la misura (leggi il comunicato).
Un decreto che vale 40 miliardi nei prossimi 12 mesi " a valere sul debito" e che ha sollevato non poche polemiche quando è circolata l'ipotesi che tra le fonti di copertura era previsto anche l'anticipo al 2013 dell'aumento dell'Irpef regionale. Ipotesi esclusa dai ministri che hanno preferito recuperare i fondi con l'emissione di nuovi titoli di Stato (ma verranno usate solo per le banche). Con la legge di Stabilità per il 2014 arriveranno poi altri fondi "sia in termini di cassa che per le emissioni".
Sembra, però, che 40 miliardi possano saldare solo in minima parte i debiti contratti dallo Stato in questi anni. Erano 80 miliardi alla fine del 2011 e la Banca d'Italia, nella sua relazione alle Camere, parla di un'importo complessivo di 91 miliardi. E secondo la Cgia di Mestre nel calcolo dell'Istituto non sono stati conteggiati i soldi che spettano alle piccole e medie imprese ("il 98% delle ditte italiane") che fanno alzare la somma a 120-130 miliardi di euro, perché Bankitalia avrebbe condotto la sua indagine solo sulle aziende con più di 20 addetti.
"È una situazione inaccettabile e che è stata a lungo accettata", ha detto Mario Monti spiegando che si è trattato di "un caso molto emblematico di come, mentre si facevano più stretti i vincoli di obbligo disciplina, le amministrazioni avevano invece risposto con forme che hanno scaricato gli oneri sul futuro e le imprese e i cittadini. È ora di voltare pagina". Il premier ha inoltre risposto alle accuse e ha difeso l'operato del suo governo. Il Professore ha infatti espresso "sorpresa e leggera indignazione" per le tante e severe critiche sui 3 giorni di ritardo nella presentazione del decreto "che provengono da quelle forze politiche che hanno provocato questo fenomeno". Sfogo che non è piaciuto al coordinatore dei dipartimenti Pdl, Daniele Capezzone, secondo cui le parole di Monti "lasciano il tempo che trovano: gli italiani hanno sotto gli occhi il fallimento della sua stagione di tassatore, e lo hanno già giudicato con il voto". Il decreto, tra l'altro, conferma "la linea negativa dei tecnici: anche quando vorrebbero fare cose positive (ad esempio, raccogliendo la nostra richiesta di procedere sulla strada della compensazione con le tasse), ci infilano dentro elementi assolutamente criticabili". Restano infatti i rischi di sforamento del tetto del 3% del deficit e di peggiorare la situazione economica dell'Italia, oltre a quello di lasciare un buco spaventoso nei conti in eredità al prossimo governo.
Il provvedimento, che secondo Corrado Passera risolve "definitivamente il problema", secondo Monti permetterebbe insieme alle altre misure varate dai tecnici di uscire già da maggio dalla procedura Ue per deficit eccessivo. Il nodo più complicato da sciogliere era quello di restituire soldi alle imprese senza sforare "il vincolo del 3% imposto dal Patto di stabilità e crescita", vincolo stabilito dall'Europa e che - assicurano i ministri - non verrà violato.
Il decreto prevede, tra le altre misure, anche la "compensazione tra debiti e crediti", come spiega il ministro allo Sviluppo economico: "Abbiamo allargato la tipologia di crediti che potranno essere compensati: non solo i debiti passati a ruolo". Ci saranno poi delle "emissioni ad hoc" alle banche che vantano un credito verso lo Stato acquisito dalle imprese. La certificazione e il censimento dei debiti verrà poi fatto "nell’ambito della prossima Finanziaria". "Le amministrazioni potranno cominciare a pagare i debiti subito dopo la pubblicazione del decreto, che immagino sarà lunedì", ha assicurato Vittorio Grilli, spiegando che entro il 30 aprile saranno resi noti "gli spazi finanziari" e entro il 15 maggio "la ripartizione delle risorse rispetto alle richieste". Entro fine maggio, poi, le amministrazioni pubbliche "dovranno comunicare ai propri fornitori il loro piano di pagamenti". Il piano seguirà delle priorità: "prima le imprese e dopo le banche, e prima i crediti più anziani. Si parte dala fatture più vecchie", ha precisato il ministro dell'Economia.
Rinviata, inoltre, l'introduzione della Tares che sarà applicata probabilmente solo per calcolare l'ultima rata: "Per il 2013 resta in piedi il meccanismo della
Tarsu per le prime due rate", spiega Antonio Catricalà, "Si pagherà quanto pagato l’anno scorso e non ci saranno sorprese. Il bollettino sarà inviato dalle amministrazioni. Sull’ ultima rata ci potrà essere un conguaglio"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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