I giornalisti di Skytg24 (che per primi lo hanno ripreso in ospedale) poi quelli di Repubblica hanno raggiunto l'ex senatore Marcello Dell'Utri nella clinica Al-Hayat a sud di Beirut, dove si trova agli arresti dal 12 aprile scorso. Al giornalista di Ezio Mauro Dell'Utri ha concesso un'intervista, affermando di considerarsi "un prigioniero politico" e di voler, in caso di estradizione (a tal proposito è in corso un braccio di ferro tra la giustizia italiana e quella libanese) "essere affidato ai servizi sociali". Dell'Utri tiene subito a precisare una cosa: "Non sono fuggito, ero un libero cittadino". E il fatto che abbia usato la propria carta di credito per pagare l'hotel in cui soggiornava (pagamento facilmente tracciabile), lascia capire che, forse, è difficile parlare di fuga, visto che di solito un fuggitivo ce la mette tutta per far perdere la proprie tracce.
"Io sono un prigioniero politico - ribadisce l'ex senatore - perché quella di venerdì (la conferma della condanna a 7 anni da parte della Cassazione, ndr) è stata una sentenza politica: una sentenza già scritta di un processo che mi ha perseguitato per oltre 20 anni soltanto perché ho fatto assumere Vittorio Mangano come stalliere nella villa di Arcore del presidente Silvio Berlusconi. Una persona per me davvero speciale anche se aveva dei precedenti penali: per me Mangano era un amico e basta". "Sono venuto qui senza nascondermi - continua l’ex parlamentare - e da quando sono a Beirut ho sempre usato il mio cellulare, che probabilmente poteva essere intercettato. Io sono partito con il mio nome e cognome, non ho usato altri mezzi".
"Io sono qui in ospedale e le posso assicurare che, come si dice a Palermo, meglio il carcere che una brutta malattia e se sarò estradato in Italia - prosegue ancora Dell’Utri - vorrei fare quello che fa il presidente Berlusconi: essere affidato ai servizi sociali. Ma io sono condannato per mafia e non posso assistere gli anziani come sta facendo lui. Posso solo assistere, se me lo permetteranno, i carcerati".
Dell'Utri si sofferma brevemente anche sul ruolo che l'ex presidente del Libano, Amin Gemayel, avrebbe svolto per aiutarlo. "Certo che lo conosco, ma non l'ho mai incontrato durante la mia permanenza in LIbano. Non c'era motivo: non ho avuto alcuna protezione né assistenza, sono venuto qui da solo e basta".
A porre fine all'intervista sono i tre militari che sorvegliano l'ex senatore. "Stop", basta domande. Nella stanza 410 al quarto piano della clinica Al-Hayat deve tornare il silenzio. Almeno per ora.
Fermata troupe di Sky
Una troupe di Sky è stata fermata da un gruppo di militari libanesi mentre si trovava davanti all’ospedale di Beirut dove è ricoverato Dell’Utri. Il giornalista Fulvio Viviano, l’operatore Fabrizio Stoppelli e la guida libanese sono stati identificati.
I militari hanno detto alla troupe che l’ospedale, da quando c’è l’ex senatore, è diventato un obiettivo sensibile e hanno minacciato di arrestare i giornalisti, facendo il segno delle manette, se avessero continuato a fare le riprese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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