Sono passati quasi ventiquattro mesi da quando l'Unione Europea aveva condannato l'Italia, chiedendo di prendere tutte le iniziative necessarie per eliminare una violazione al diritto comunitario, ovvero alcune mancanze del nostro Paese sul tema della responsabilità civile dei magistrati.
Due anni dopo, nulla o quasi è cambiato. Da qui la decisione di aprire una procedura d'infrazione, constatato il mancato rispetto di quanto previsto dalla condanna della Corte di giustizia Ue a novembre 2011.
La proposta di una nuova procedura d'infrazione - scrive l'Ansa - sarebbe arrivata dal servizio giuridico della Commissione, che fa capo al gabinetto presidenziale guidato da Josè Manuel Barroso. Fonti comunitarie spiegano che "se entro i prossimi mesi l'Italia non si adeguerà alla prima sentenza" sarà di nuovo "deferita ai giudici". Il rischio è che debba poi pagare "sanzioni pecuniarie".
Ciò che l'Unione Europea contestava, e ancora contesta, è l'eccessiva protezione garantita alla magistratura italiana. Per eventuali errori commessi nell'applicare il diritto europeo, non è infatti prevista responsabilità civile, che entra in gioco per dolo o colpa grave, ma non per errori di valutazione o interpretazione. Una differenzia importante, se si considera che circa l'80% delle norme italiana deriva ormai da provvedimenti comunitari.
Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, ha commentato: "La responsabilità civile dei magistrati dev'essere legge, come da precisa norma Ue". Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, ha aggiunto: "Era ora che l'Europa si accorgesse che qualcosa non va". Ha anche chiesto al governo di "
538em;">intervenire con urgenza" per risolvere una situazione in cui pesano troppo "pregiudizi" e "giudizi di carattere politico e ideologico".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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