Diffamò la Pascale, oscurati blog alla Bonev

"Li usava con lo scopo di screditare la fidanzata di Berlusconi"

Michelle Bonev a "Servizio pubblico"
Michelle Bonev a "Servizio pubblico"

Tramite il suo blog diffamò più volte Francesca Pascale, al punto che la fidanzata di Silvio Berlusconi è arrivata a querelarla. Ora la polizia postale ha oscurato le pagine web - sia quello in italiano che quello in inglese - di Michelle Bonev, che da tempo sostiene di aver avuto rapporti con l'ex premier e che la relazione tra i due è una farsa.

Il primo provvedimento del gip Luciano Imperiali è arrivato il 3 giugno sulla pagina michellebonevblog.com, mentre il secondo ha censurato il 6 giugno anche il sito michellebonev.it. L'attrice bulgara è indagata a Roma per diffamazione, stalking e pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Nel mirino del giudice è finito in particolare un post in cui la Bonev pubblicava il verbale dell’interrogatorio cui fu sottoposta in procura il 16 gennaio, oltre a numerosi messaggi che ha inviato alla Pascale. Secondo il gip "appare palese la portata gravemente diffamatoria di tali dichiarazioni, in considerazione della lesione dell’onore e della reputazione arrecata alla stessa Pascale, laddove la relazione" con Berlusconi "viene indicata come una mera farsa ed a sostengo di tale assunto viene adottata una presunta omosessualità della Pascale". A questo si aggiunge la pubblicazione del verbale, "utilizzata dall’indagata per accreditare le sue affermazioni di fronte all’opinione pubblica, contribuendo ad aggravare le condotte diffamatorie e anche a rafforzare gli atti persecutori". Di qui l’esigenza di oscurare i blog della Bonev che appare "da tempo utilizzato allo scopo precipuo e pressoché esclusivo di commettere i reati" contestati.

"In Italia non era mai successo che un blog venisse chiuso con un sequestro preventivo, prima ancora che un eventuale reato venisse

accertato", si difende la Bonev su Facebook, "Io non sono stata né processata, né condannata, eppure vengono limitate le mie libertà fondamentali, la mia libertà di pensiero, di opinione, di espressione. E questo, solo per aver detto la verità".

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