Come diminuire la pressione fiscale

Il presidente del Consiglio, che ha passato il Ferragosto in Svizzera, come se in Italia non ci fossero località egualmente gradevoli, ha smentito la notizia, pubblicata da Repubblica, secondo cui il governo da lui presieduto starebbe studiando una riduzione dell'Irpef. La smentita con un giorno di ritardo dipende dal fatto che a Ferragosto non conveniva farla perché il giorno dopo non c'erano giornali. In realtà, facendo trapelare la notizia della riduzione dell'Irpef e poi facendo un lungo comunicato per smentirla, Monti ha voluto lanciare il seguente messaggio: «Vorremmo ridurre l'Irpef». Se ci lasciate governare per un tempo adeguato lo faremo. Infatti, dopo avere precisato che non ha attualmente allo studio questa riduzione, il premier ha aggiunto che «il carico fiscale sulle persone e sulle imprese in Italia è eccessivo, ma l'attenzione per il riequilibrio della finanza pubblica non può essere allentata».

Il governo «pur avendo dovuto fronteggiare una grave emergenza, ha avviato riforme strutturali dell'economia e dello Stato che renderanno possibile conseguire un bilancio strutturalmente in pareggio (condizione per uno sviluppo economico e sociale sostenibile) pur con minori imposte. Un Fisco meno gravoso è una sacrosanta esigenza per i contribuenti onesti. Renderlo concretamente possibile, senza fare promesse irrealizzabili, è un obiettivo tra i più importanti per il governo. Ma prima che la politica di risanamento e di riforma venga consolidata, se possibile anche con radici che ne rendano probabile la prosecuzione con i governi che verranno, iniziare a distribuirne i benefici (ad esempio riducendo l'Irpef) sarebbe prematuro. Quando una tale prospettiva verrà delineata e sarà considerata credibile anche dai mercati, ipotesi di un minore carico fiscale saranno non solo auspicabili, ma concretamente realizzabili».

Come si può notare, Monti non tralascia la retorica dei «contribuenti onesti» e quella della scarsa credibilità dei governi politici, che verranno in seguito. Mentre fa trapelare la possibilità di riduzione dell'Irpef a causa dell'impegno strutturale del suo governo, non dice che tipo di riduzione vorrebbe e aggiunge quella per le imprese, sempre senza dire in cosa consisterebbe. Tralascia invece le tre vere priorità: la riduzione dell'Imu, con particolare riguardo alla aberrante tassazione della prima casa, che il suo governo ha introdotto per una scelta ideologica di matrice Pd. Lo smantellamento dell'Irap (anch'essa nata nel pensatoio Pd allora Ds) ai fini della riduzione fiscale sul costo del lavoro e della semplificazione della tassazione delle imprese e la eliminazione delle vessazioni dei contribuenti che hanno luogo col pretesto di dare la caccia ai disonesti.
La riduzione dell'Irpef, come tale, è un impegno impossibile. Il tributo dà il 14% del Pil. Ridurlo di un punto vuol dire rinunciare a 15,5 miliardi, lasciando la situazione praticamente invariata. E dove si taglierebbe? Sui redditi bassi, su quelli medi o sugli alti (che in Italia sfuggono al fisco con metodi legali, salvo quando si tratta di prebende di alti dirigenti di enti pubblici e banche, per i quali sarebbe meglio imporre limiti ai compensi)?

L'abrogazione dell'Imu sulla prima casa costa 4 miliardi, la riforma drastica dell'Irap 13. Questi sono obbiettivi credibili e concreti. La vera riforma dell'Irpef possibile e desiderabile starebbe nell'abrogare gran parte delle esenzioni e nell'introdurre il quoziente familiare: il principio fondamentale per tutelare la famiglia.
Non vedo questi temi nell'agenda Monti. E dove sono le sue riforme strutturali? Quella del mercato del lavoro non c'è, anzi è una controriforma. Le liberalizzazioni non hanno riguardato i vincoli alle imprese, l'edilizia, gli appalti, il demanio. La magistratura (vedi acciaieria di Taranto e contratti Marchionne) esercita poteri arbitrari che competerebbero al potere esecutivo e al legislativo.
I tagli alla spesa non hanno (sino a ora) riguardato i piccoli ospedali, le strutture burocratiche delle Province, le sovvenzioni a fondo perso. Non c'è una politica della crescita e del credito.

Al pareggio si arriverà tramite l'alto carico fiscale, perché la parte sinistra della coalizione è avversa alle riforme sopra elencate e alla connessa politica di crescita.
Monti fa quello che può, in emergenza. È molto meglio che il caos. Ma per ridurre i pesi fiscali la strada è diversa.

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