Donadi getta ombre su Di Pietro per la gestione dei soldi pubblici

L'ex capogruppo dell'Idv su Radio 24 si sfoga sulla correttezza dei bilanci del partito. "Non ci metto la mano sul fuoco". Solo per viaggi e trasferte spesi oltre 468mila euro

Donadi getta ombre su Di Pietro per la gestione dei soldi pubblici

Roma Sono finora soltanto battute. Estratte dalla bocca quasi con la pinza, precisa il diretto interessato. Ma certe battute solleticano la curiosità, come deve essere successo agli ascoltatori dell'intervista di Massimo Donadi, ex capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori appena uscito dal partito, a Mattino 24 su Radio24. Donadi, che ora milita nel gruppo misto, spiega che i suoi rapporti con Di Pietro rimangono «buoni» anche dopo la scissione, che di lui si è sempre fidato, e che dal punto di vista morale Tonino è una persona «irreprensibile». E però se si va a parlare di bilanci interni, pur confermando la fiducia, Donadi dichiara che «la mano sul fuoco non la metto, ognuno può parlare per quello che ha fatto in prima persona». I fondi pubblici ricevuti dallo Stato dall'Idv, sottolinea l'ex capogruppo, «sicuramente sono stati utilizzati per la vita del partito ma io posso rispondere per i bilanci che ho approvato, non sono io che ho amministrato i conti». Sembra una presa di distanza nettissima, soprattutto perché poi Donadi aggiunge: «Fino al 2009 eravamo tutti consapevoli che ci fosse una gestione praticamente uni-personale della politica e della cassa, questo l'abbiamo consentito per la piena fiducia che avevamo nella persona, una fiducia che ancora oggi per quanto mi riguarda non si è incrinata».
Al Giornale Donadi racconta: «Chi mi intervistava mi ha chiesto se ero pronto a giurare sulla correttezza dei conti dell'Italia dei Valori. Io non ho giurato perché giuro solo sulle cose che ho fatto io». E allora si fida o non si fida dei bilanci? «È un mio atteggiamento culturale. Mettere la mano sul fuoco è più che fidarsi».

L'Italia dei Valori pubblica i suoi bilanci sul sito Internet. L'ultimo disponibile è quello del 2011 e porta la firma della tesoriera Silvana Mura. In questo rendiconto compaiono tra le voci in attivo 21 milioni 627mila euro di rimborsi elettorali. A cui si aggiunge un altro milione di euro per due referendum promossi dal partito: quello sul legittimo impedimento e quello sul nucleare. Per entrambi l'Italia dei Valori ha incassato cinquecentomila euro. «Il tesoriere non ero io - premette Donadi - comunque so che il rimborso è vincolato al raggiungimento del quorum, ottenuto in effetti in quei due casi». Tra le spese, spiccano oltre 468mila euro per «viaggi e trasferte», e per attività «di rappresentanza». Ci sono poi quasi 212mila euro di «consulenze legali e notarili». Ma Donadi non vuol commentare nel dettaglio.

Il progetto dei fuoriusciti dall'Italia dei Valori è ora quello di costruire un partito nuovo: «Di sinistra liberale che da tanto tempo non esiste, e che aveva il suo riferimento nel partito repubblicano - chiarisce l'ex numero uno dei deputati dipietristi - improntato alla laicità, all'etica pubblica, alla legalità e non al giustizialismo». Nell'ultimo periodo l'Italia dei Valori è stata «vagheggiante». Al Giornale Donadi spiega: «Vengono espresse cinque linee politiche alla settimana. L'augurio che faccio all'Idv è quello di darsi una linea politica e tenerla fino alle elezioni».

Un riavvicinamento al Pd pare improbabile: «Sono stati bruciati troppi ponti, comunque, se potrò agevolarlo, lo farò». Il nome del nuovo partito uscirà fuori nei prossimi giorni, «ma non sarà ispirato al passato. Guardiamo in avanti».

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